venerdì 24 aprile 2009

Venite tutti alla festa di Casette il 25 aprile !!!


I Giovani Comunisti di Massa Carrara ribadiscono l’importanza e il valore del 25 aprile come festa della Liberazione dal nazifascismo, dal suo regime e dai suoi principi.

Il 25 aprile non è la festa della primavera, come vogliono ribattezzarla le nuove destre:

è la festa di tutti gli antifascisti che hanno dato vita alla nostra Costituzione e alla nostra Repubblica.

I Giovani Comunisti di Massa Carrara invitano la cittadinanza a non dimenticare chi è morto per la nostra

libertà e a partecipare alla festa della Liberazione

al paese di CASETTE (Massa)

Ci troverete alla Casa del Popolo di Casette a partire dalle 11 del mattino per tutta la giornata: per parlare di Resistenza, G8 ambiente, G8 economia e G20 dei saperi e della ricerca.

L’iniziativa è promossa dall’A.N.P.I. e dalla Casa Rossa di Casette

Vi aspettiamo !!!

MASSA Carrara (info: 328.556.14.54)

mercoledì 1 aprile 2009

Capire la destra


La sinistra, nelle sue difficoltà, divisioni e disorientamento attuali, deve porsi seriamente di fronte al problema dell’evoluzione delle destre, perché non solo queste sono vincenti sul piano elettorale - si prevede che alle prossime elezioni faccia il pieno di voti, aumentando i già moltissimi che ha - ma stanno vincendo anche sul piano culturale. Non si sente più parlare di solidarietà e giustizia sociale, il razzismo è diventato mentalità comune condivisa, l’egoismo individuale e l’arrivismo permeano l’intera società e sono diventati pane quotidiano anche per una parte dei lavoratori che utilizzano sì la Cgil per difendere il loro posto di lavoro, ma votano poi, senza problemi, Berlusconi o Lega.
Di contro, c’è una sinistra sempre più debole e divisa, inerte e incapace di reagire, ma anche di capire, tanto che in buona parte si dimostra incerta e ammiccante di fronte al populismo e alla demagogia delle destre. Così è nel Pd, nei socialisti e nel Movimento per la Sinistra.
Le destre, che sembrano essere riuscite con successo a unificarsi, sono molto abili nel mutare continuamente e nell’adattare la loro tattica demagogica, non senza contraddizioni, a tutte le
situazioni, con grande spregiudicatezza, cavalcando tutto e il contrario di tutto. Alcuni esempi: la riduzione sistematica e programmata dei diritti fondamentali assieme alla proclamazione della libertà; l’affermazione dei valori del sistema democratico assieme alla sua riduzione a caricatura e alle proposte bonapartiste e di regime di Berlusconi che considera il parlamento un impaccio per i suoi piani di potere; il taglio drastico dei posti di lavoro assieme alla promessa spropositata dell’aumento del loro numero; la soppressione dei contratti nazionali di lavoro assieme alle dichiarazioni che esiste un problema sociale dei redditi. Le destre sono sempre più camaleontiche e il fascismo che sta nel loro dna, assume continuamente forme e connotati differenti, come del resto avvenne in Europa durante il ventennio: tra fascismo italiano, nazismo, franchismo, regime dell’ammiraglio Horty, organizzazioni delle Croci di ferro di Codreanu e le altre forme minori delle destre europee c’erano forti differenze, ma il loro elemento unificante, il loro comune denominatore, era la negazione delle organizzazioni politico-sociali e delle forme democratiche dello stato moderno e quindi la limitazione e negazione delle libertà e dei diritti umani. Tutto questo avveniva allora con un ampio consenso da parte dei popoli a cui veniva tolta la libertà. Certo oggi, almeno per ora, perché non c’è da giurarci, non ci si può rivolgere alle masse con la rozzezza culturale e ideologica di allora.

Le leggi razziali del ‘38 non sono all’ordine del giorno, anche se il razzismo si diffonde con molta più virulenza di allora. Le destre sanno di dover raggiungere le masse con una più sofisticata
elaborazione culturale. Così non ripropongono il Mito della razza di Rosemberg o i Protocolli dei savi di Sion, ma un razzismo più sofisticato e culturalista: ognuno ha la sua cultura e identità per cui ognuno deve restarsene a casa propria e se, per forza e necessità vuole venire a casa nostra dovrà sposare le nostra cultura e farsi assimilare. Questa sembra essere oggi la maggiore capacità delle destre: mescolare e confondere principi, idee culture elaborate a sinistra, con una
prassi assolutamente di destra. Ne sono maestri indiscussi personaggi come Fini o la Mussolini che passano da dichiarazioni apparentemente rispettose dei diritti fondamentali, della democrazia e perfino della giustizia sociale, alla propaganda securitaria e razzista, al revisionismo storico, alla condanna della storia dell’intera sinistra a cominciare dalla Resistenza e dall’antifascismo, fino alle proposte di unificare in un unico ordine indistinto e sotto al “tricolore” sia i fascisti che gli antifascisti, saloini e partigiani, carnefici e vittime, sostenitori del nazismo e morti per la libertà.

Del resto la conquista di un’egemonia culturale da parte delle destre avvenne anche nel ‘21-22, quando non solo furono smantellate le organizzazioni del movimento operaio, ma molti dei sindacalisti (per non dire dei politici democratici e liberali) disorientati, passarono al fascismo come D’Aragona, i sorelliani e per restare a noi, a Carrara, gli anarchici del Piastròn e tanti altri. Oggi il bersaglio e l’obiettivo finale di questo attacco camaleontico delle destre è la Costituzione nata dalla Resistenza che passo dopo passo, tra apparenti fughe in avanti di Berlusconi e timidi altolà di Fini, viene sgretolata assieme alla convivenza democratica ed alle conquiste sociali degli ultimi 40 anni almeno. La stessa definizione del nuovo partito delle destre, come partito degli italiani, non lascia dubbi sulla volontà di dividere il paese tra buoni e cattivi: chi è italiano deve anche essere berlusconiano, gli altri non sono neanche italiani e quando sarà possibile, non c’è da farsi illusioni, verranno ridotti al silenzio, come al tempo del fascio. La limitazione progressiva del diritto di sciopero, la proposta di tagliare i dibattiti in parlamento e di far votare solo i capigruppo, le leggi elettorali che cancellano le minoranze, l’eliminazione delle preferenze nelle elezioni parlamentari, il controllo totale dell’informazione da parte della maggioranza con qualche concessione di accesso all’opposizione di sua maestà, delineano un paese sempre più dominato da un regime autoritario e antidemocratico nel quale resta solo una democrazia virtuale a fare compagnia allo sciopero virtuale, ai diritti sociali virtuali, alla libertà virtuale. Dove per virtuale deve intendersi ciò che non disturba l’attuazione dei piani di dominio personale e di arricchimento dell’attuale padrone delle ferriere. Ne sono la dimostrazione l’attacco ormai diretto e frontale alla Cgil, rea di voler conservare, pur tra tante debolezze opportunistiche, un minimo di conflittualità sociale; l’attacco agli studenti che hanno messo in moto un movimento di opposizione che nonostante tutto, dura nel tempo; l’attacco e la repressione violenta di quanti vogliono opporsi alle prepotenze, alle violenze e alle ronde paramilitari fasciste, agli inceneritori, alle centrali nucleari, alla guerra e a questa deriva autoritaria di cui non si vede la fine e che sarebbe illusorio considerare momentanea, perché è strutturale e destinata a durare anche grazie alla crisi economica. Siamo di fronte a una strategia che opera su piani differenti in modo spregiudicato, utilizzando anche la violenza spicciola, le paure
securitarie alimentate ad arte, la mancanza di futuro per tutti, ma in particolare per i giovani, la crisi economica e finanziaria attuale, di cui certo non sono responsabili i lavoratori, per ridisegnare le
istituzioni e i rapporti di forza nella società, a tutto vantaggio di ristrette élite privilegiate e prepotenti. Bisogna riconoscere che questa strategia delle destre è stata
sottovalutata per molti suoi aspetti, da parte della sinistra. Prova di questa difficoltà di comprensione, la risposta dell’allora direttore di Liberazione Sansonetti, durante un
dibattito avvenuto a Pisa qualche tempo fa: ad una domanda su come valutasse la spregiudicatezza del presidente della Camera Fini, disse che bisognava saper intervenire e assumere le contraddizioni dell’avversario. Evidentemente non si rendeva conto che le dichiarazioni di Fini, sul fascismo, i diritti del parlamento, la laicità, non aprivano come una contraddizione all’interno delle destre, perché al contrario ne allargavano apparentemente l’offerta ideologico-politica, ma apparivano come contraddizioni all’interno delle sinistre, andando ad occupare surrettiziamente posizioni (trincee, verrebbe voglia di dire) e disorientandole. Non siamo di fronte a contraddizioni delle destre ma a una strategia articolata e di lunga durata di fronte alla quale bisogna mettersi nel condizione di capire a fondo al fine di costruire un fronte democratico e antifascista.

Massimo Gianfranceschi

Sergio Angeloni

Nando Giannerelli

Giulia Severi

Gabriele Della Zoppa

Maria Rasetto

Elena Vatteroni

Iacopo Simi

Giorgio Lindi

Roberto Severi

Luciano Caleo.