mercoledì 16 settembre 2009

CONTINUANDO A RICORDARE A L D O S A L V E T T I

19 SETTEMBRE 1944 - 19 SETTEMBRE 2009

CONTINUANDO A RICORDARE A L D O S A L V E T T I



"… Catturato dal nemico fu sottoposto alle più inumane torture ed il giovane corpo fu mutilato in ogni parte dalle baionette tedesche. Trascinato sanguinante per le vie del paese, fu inchiodato crocifisso ancora vivente contro un portone, ma non un nome, non un indizio uscirono dalle sue labbra esangui. Prima di esalare l'ultimo respiro, disse ai suoi carnefici: " Conoscerete i miei compagni quando verranno a vendicarmi ". Esempio superbo d’epico sacrificio".



Queste sono le commoventi parole che si possono leggere nella Motivazione della Medaglia d’Oro.

Aldo, giovane carpentiere nato a Mirteto nell’1923 , all’indomani dell’Armistizio

dell’otto settembre non ebbe alcun dubbio con quale parte schierarsi ed entrò,

sotto la guida del comandante Olinto Zaghetti, detto Carmelo, nell’Aldo Cartolari, formazione della Brigata Garibaldi Gino Menconi.



A Sessantacinque anni dal suo disumano assassinio appare più che mai importante mantenerne vivo il ricordo. Ha rinunciato alla sua giovane vita per dare a noi un futuro.



Dobbiamo mantenere viva la memoria della Resistenza. La memoria è un progetto, non è un archivio didattico. E' un processo attivo d’elaborazione e di costruzione del futuro. Fortini diceva: noi possiamo imparare dal nostro passato unicamente nella misura in cui abbiamo interesse a costruirci un futuro.



I continui progetti di stravolgimento della Costituzione repubblicana minano i valori della Resistenza per i quali Aldo Salvetti ha sacrificato la vita. L’Italia deve continuare a riconoscersi in essi. Uno Stato che deve la sua Carta Costituzionale, una tra le più moderne, al sacrificio del ”popolo della macchia” deve fornire, prima di tutto tramite la scuola, anticorpi atti ad impedire gli effetti deleteri provocati dal triste fascino che certe sigle di matrice nazifascista tornano ad esercitare sui giovani. Le nostre scuole sono divenute un luogo dove cercare adesioni mentre lo Stadio è divenuto un luogo d’apprendistato per questi giovani, pronti a colpire tutti coloro che non sono a loro omologabili. Assistiamo all’incremento delle brutali aggressione nei confronti di migranti, omosessuali, giovani che portano sul petto e nel cuore quei simboli del lavoro che per il nostro Paese significano pace, democrazia, solidarietà, difesa dei diritti di tutti.

Questi episodi ci obbligano ad un’ accurata e attenta valutazione.Basta con le miopi e sommarie analisi tendenti a liquidarli come semplici fatti isolati opera di qualche esagitato.



Questi “mazzieri” stanno creando un problema di sicurezza. E il nostro Governo, che molto a cuore ha il tema della Sicurezza Pubblica, risponde istituendo le ronde,permettendo la costituzione d’una vera e propria polizia di partito. I risultati sono sotto gli occhi di tutti e sconcertante è lo spessore morale dei capi di questi sedicenti volontari per la sicurezza sociale.



Perché in questa Provincia, prima Provincia italiana Medaglia d’Oro della Resistenza, i rigurgiti fascisti trovano così significative collusioni e coperture? A chi servono i fascisti oggi? Chi vuole cancellare la memoria, i valori civili e democratici su cui è stato costruito questo Paese?



I Partigiani, lottando per la Libertà di tutti, con il loro sacrificio ci hanno consegnato un Paese che speravano definitivamente affrancato da ogni forma d’ingiustizia sociale. E sicuramente sognavano un futuro diverso per i figli dei loro figli.



Con i recenti tagli e la recente “destrutturazione” della scuola operata dalla Gelmini essi vedono compromessa la loro educazione scolastica, la loro formazione culturale e personale, vedono ridotta la possibilità di formarsi un adeguato senso critico, fondamentale per l’interpretazione dei fatti attuali attraverso una giusta correlazione agli avvenimenti passati. La riduzione dei programmi non permetterà l’approfondimento della storia del Novecento e farà ancor più dell’Italia un paese in amnesia.

Dobbiamo assumerci l’impegno di tener viva la memoria del nostro passato recente e oggi vogliamo ricordare con efficacia Aldo Salvetti e il suo alto spessore morale, la cui integrità non può certo essere compromessa dagli incivili sfregi con cui, negli anni scorsi, sono state imbrattate le opere che lo ricordano.

Le scritte si cancellano l’esempio, i valori, gli ideali rimangono.



Sabato 19 Settembre, alle ore 16 e 30

a Castagnola, in via Tecchie,

nel 65° anniversario della sua morte,

deporremo dei fiori sul cippo che ricorda a tutti l’esemplare estremo sacrificio del giovane operaio comunista Aldo Salvetti



Invitiamo tutta la città, democratica ed antifascista, ad essere presente insieme a noi in questo semplice gesto e a riflettere, in questo tempo di crisi, della politica e della democrazia, prima ancora che economica, sull’insegnamento che questa fulgida figura di eroe della nostra terra continua a donarci.



Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea

Federazione di Massa Carrara

Coordinamento Comunale di Massa

giovedì 7 maggio 2009

No al Fascismo, No a forza nuova!

































Per preparare una degna accoglienza al fascista Fiore siete tutti chiamati a partecipare all'assemblea antifascista straordinaria che si terrà domani sera (giovedì 7 maggio) di fronte alla sede dell'ANPI di Massa in P.zza Mercurio dalle ore 21.00 in poi.
NON MANCATE!

Gli Antifascisti di Massa Carrara

venerdì 24 aprile 2009

Venite tutti alla festa di Casette il 25 aprile !!!


I Giovani Comunisti di Massa Carrara ribadiscono l’importanza e il valore del 25 aprile come festa della Liberazione dal nazifascismo, dal suo regime e dai suoi principi.

Il 25 aprile non è la festa della primavera, come vogliono ribattezzarla le nuove destre:

è la festa di tutti gli antifascisti che hanno dato vita alla nostra Costituzione e alla nostra Repubblica.

I Giovani Comunisti di Massa Carrara invitano la cittadinanza a non dimenticare chi è morto per la nostra

libertà e a partecipare alla festa della Liberazione

al paese di CASETTE (Massa)

Ci troverete alla Casa del Popolo di Casette a partire dalle 11 del mattino per tutta la giornata: per parlare di Resistenza, G8 ambiente, G8 economia e G20 dei saperi e della ricerca.

L’iniziativa è promossa dall’A.N.P.I. e dalla Casa Rossa di Casette

Vi aspettiamo !!!

MASSA Carrara (info: 328.556.14.54)

mercoledì 1 aprile 2009

Capire la destra


La sinistra, nelle sue difficoltà, divisioni e disorientamento attuali, deve porsi seriamente di fronte al problema dell’evoluzione delle destre, perché non solo queste sono vincenti sul piano elettorale - si prevede che alle prossime elezioni faccia il pieno di voti, aumentando i già moltissimi che ha - ma stanno vincendo anche sul piano culturale. Non si sente più parlare di solidarietà e giustizia sociale, il razzismo è diventato mentalità comune condivisa, l’egoismo individuale e l’arrivismo permeano l’intera società e sono diventati pane quotidiano anche per una parte dei lavoratori che utilizzano sì la Cgil per difendere il loro posto di lavoro, ma votano poi, senza problemi, Berlusconi o Lega.
Di contro, c’è una sinistra sempre più debole e divisa, inerte e incapace di reagire, ma anche di capire, tanto che in buona parte si dimostra incerta e ammiccante di fronte al populismo e alla demagogia delle destre. Così è nel Pd, nei socialisti e nel Movimento per la Sinistra.
Le destre, che sembrano essere riuscite con successo a unificarsi, sono molto abili nel mutare continuamente e nell’adattare la loro tattica demagogica, non senza contraddizioni, a tutte le
situazioni, con grande spregiudicatezza, cavalcando tutto e il contrario di tutto. Alcuni esempi: la riduzione sistematica e programmata dei diritti fondamentali assieme alla proclamazione della libertà; l’affermazione dei valori del sistema democratico assieme alla sua riduzione a caricatura e alle proposte bonapartiste e di regime di Berlusconi che considera il parlamento un impaccio per i suoi piani di potere; il taglio drastico dei posti di lavoro assieme alla promessa spropositata dell’aumento del loro numero; la soppressione dei contratti nazionali di lavoro assieme alle dichiarazioni che esiste un problema sociale dei redditi. Le destre sono sempre più camaleontiche e il fascismo che sta nel loro dna, assume continuamente forme e connotati differenti, come del resto avvenne in Europa durante il ventennio: tra fascismo italiano, nazismo, franchismo, regime dell’ammiraglio Horty, organizzazioni delle Croci di ferro di Codreanu e le altre forme minori delle destre europee c’erano forti differenze, ma il loro elemento unificante, il loro comune denominatore, era la negazione delle organizzazioni politico-sociali e delle forme democratiche dello stato moderno e quindi la limitazione e negazione delle libertà e dei diritti umani. Tutto questo avveniva allora con un ampio consenso da parte dei popoli a cui veniva tolta la libertà. Certo oggi, almeno per ora, perché non c’è da giurarci, non ci si può rivolgere alle masse con la rozzezza culturale e ideologica di allora.

Le leggi razziali del ‘38 non sono all’ordine del giorno, anche se il razzismo si diffonde con molta più virulenza di allora. Le destre sanno di dover raggiungere le masse con una più sofisticata
elaborazione culturale. Così non ripropongono il Mito della razza di Rosemberg o i Protocolli dei savi di Sion, ma un razzismo più sofisticato e culturalista: ognuno ha la sua cultura e identità per cui ognuno deve restarsene a casa propria e se, per forza e necessità vuole venire a casa nostra dovrà sposare le nostra cultura e farsi assimilare. Questa sembra essere oggi la maggiore capacità delle destre: mescolare e confondere principi, idee culture elaborate a sinistra, con una
prassi assolutamente di destra. Ne sono maestri indiscussi personaggi come Fini o la Mussolini che passano da dichiarazioni apparentemente rispettose dei diritti fondamentali, della democrazia e perfino della giustizia sociale, alla propaganda securitaria e razzista, al revisionismo storico, alla condanna della storia dell’intera sinistra a cominciare dalla Resistenza e dall’antifascismo, fino alle proposte di unificare in un unico ordine indistinto e sotto al “tricolore” sia i fascisti che gli antifascisti, saloini e partigiani, carnefici e vittime, sostenitori del nazismo e morti per la libertà.

Del resto la conquista di un’egemonia culturale da parte delle destre avvenne anche nel ‘21-22, quando non solo furono smantellate le organizzazioni del movimento operaio, ma molti dei sindacalisti (per non dire dei politici democratici e liberali) disorientati, passarono al fascismo come D’Aragona, i sorelliani e per restare a noi, a Carrara, gli anarchici del Piastròn e tanti altri. Oggi il bersaglio e l’obiettivo finale di questo attacco camaleontico delle destre è la Costituzione nata dalla Resistenza che passo dopo passo, tra apparenti fughe in avanti di Berlusconi e timidi altolà di Fini, viene sgretolata assieme alla convivenza democratica ed alle conquiste sociali degli ultimi 40 anni almeno. La stessa definizione del nuovo partito delle destre, come partito degli italiani, non lascia dubbi sulla volontà di dividere il paese tra buoni e cattivi: chi è italiano deve anche essere berlusconiano, gli altri non sono neanche italiani e quando sarà possibile, non c’è da farsi illusioni, verranno ridotti al silenzio, come al tempo del fascio. La limitazione progressiva del diritto di sciopero, la proposta di tagliare i dibattiti in parlamento e di far votare solo i capigruppo, le leggi elettorali che cancellano le minoranze, l’eliminazione delle preferenze nelle elezioni parlamentari, il controllo totale dell’informazione da parte della maggioranza con qualche concessione di accesso all’opposizione di sua maestà, delineano un paese sempre più dominato da un regime autoritario e antidemocratico nel quale resta solo una democrazia virtuale a fare compagnia allo sciopero virtuale, ai diritti sociali virtuali, alla libertà virtuale. Dove per virtuale deve intendersi ciò che non disturba l’attuazione dei piani di dominio personale e di arricchimento dell’attuale padrone delle ferriere. Ne sono la dimostrazione l’attacco ormai diretto e frontale alla Cgil, rea di voler conservare, pur tra tante debolezze opportunistiche, un minimo di conflittualità sociale; l’attacco agli studenti che hanno messo in moto un movimento di opposizione che nonostante tutto, dura nel tempo; l’attacco e la repressione violenta di quanti vogliono opporsi alle prepotenze, alle violenze e alle ronde paramilitari fasciste, agli inceneritori, alle centrali nucleari, alla guerra e a questa deriva autoritaria di cui non si vede la fine e che sarebbe illusorio considerare momentanea, perché è strutturale e destinata a durare anche grazie alla crisi economica. Siamo di fronte a una strategia che opera su piani differenti in modo spregiudicato, utilizzando anche la violenza spicciola, le paure
securitarie alimentate ad arte, la mancanza di futuro per tutti, ma in particolare per i giovani, la crisi economica e finanziaria attuale, di cui certo non sono responsabili i lavoratori, per ridisegnare le
istituzioni e i rapporti di forza nella società, a tutto vantaggio di ristrette élite privilegiate e prepotenti. Bisogna riconoscere che questa strategia delle destre è stata
sottovalutata per molti suoi aspetti, da parte della sinistra. Prova di questa difficoltà di comprensione, la risposta dell’allora direttore di Liberazione Sansonetti, durante un
dibattito avvenuto a Pisa qualche tempo fa: ad una domanda su come valutasse la spregiudicatezza del presidente della Camera Fini, disse che bisognava saper intervenire e assumere le contraddizioni dell’avversario. Evidentemente non si rendeva conto che le dichiarazioni di Fini, sul fascismo, i diritti del parlamento, la laicità, non aprivano come una contraddizione all’interno delle destre, perché al contrario ne allargavano apparentemente l’offerta ideologico-politica, ma apparivano come contraddizioni all’interno delle sinistre, andando ad occupare surrettiziamente posizioni (trincee, verrebbe voglia di dire) e disorientandole. Non siamo di fronte a contraddizioni delle destre ma a una strategia articolata e di lunga durata di fronte alla quale bisogna mettersi nel condizione di capire a fondo al fine di costruire un fronte democratico e antifascista.

Massimo Gianfranceschi

Sergio Angeloni

Nando Giannerelli

Giulia Severi

Gabriele Della Zoppa

Maria Rasetto

Elena Vatteroni

Iacopo Simi

Giorgio Lindi

Roberto Severi

Luciano Caleo.

martedì 24 marzo 2009

quando e perchè della crisi


COME, QUANDO E PERCHE’ DELLA CRISI

L’ A.N.P.I. di Carrara rilancia il problema della crisi, propone un’analisi e cerca una soluzione.

Dopo la proiezione del video che illustra l’intervento del docente di macroeconomia Emiliano Brancaccio sul problema della crisi, seguirà il dibattito con Giorgio Lindi e Giulia Severi.

crisi 2.jpg

L’iniziativa avrà luogo

Mercoledì 25 marzo alle 17.00

nella sede dell’A.N.P.I. di Carrara,

in via Loris Giorgi, 1.

Per info. 328 556 14 54 A.N.P.I. 0585 70 61 18

venerdì 30 gennaio 2009

Stone Paper


Ne sentivamo tutti la mancanza ma ecco che arriva la carta fatta di carbonato di calcio,
alias "Stone paper", ovvero carta di roccia.
La geniale innovazione viene presentata come una soluzione più eco compatibile della carta.
Peccato che la carta provenga dalla cellulosa che è di origine vegetale, mentre le rocce aihmè non si riproducono e non ricrescono.

L'OMIA ringrazia
le apuane un po meno.

martedì 27 gennaio 2009

Building Resistance venerdì 30 gennaio, alle 21e30.

venerdì 30 gennaio, alle 21e30.
via Tenerani, 1 a Carrara
nei locali dell’ Underground
(vicino alla scuola Saffi)




Il coordinamento provinciale in sostegno del popolo palestinese
invita la cittadinanza a partecipare alla
proiezione del documentario

Building Resistance
girato in Palestina dal giornalista inviato di Report, Giuliano Marrucci.

Dopo la proiezione interverrà Ronit, una israeliana pacifista

L’iniziativa avrà luogo in via Tenerani, 1 a Carrara
nei locali dell’ Underground
(vicino alla scuola Saffi)

lunedì 26 gennaio 2009

Altro sovversivo articolo filoterrorista da quei comunistacci del Times

Dobbiamo aggiustare l'immagine distorta che abbiamo di Hamas

di William Sieghart

su Times online del 12/01/2009

Gaza è una società laica dove la gente ascolta musica pop, guarda la tv, e molte donne camminano per strada senza il velo.

La settimana scorsa ero a Gaza. Mentre ero lì ho incontrato una ventina di poliziotti che partecipavano a un corso in gestione dei conflitti. Erano ansiosi di sapere se gli stranieri si sentivano al sicuro da quando Hamas era al governo. “Sì, certamente!” ho risposto. Senza dubbio gli ultimi 18 mesi hanno visto una relativa calma per le strade di Gaza; nessun uomo armato per le strade, niente più rapimenti. Hanno sorriso pieni di orgoglio e ci hanno salutato con un arrivederci.
Meno di una settimana dopo tutti questi uomini erano morti, uccisi da un razzo israeliano durante una cerimonia di passaggio di grado. Erano “uomini armati e pericolosi di Hamas” ? No, erano poliziotti disarmati, impiegati pubblici uccisi non durante un “campo di addestramento militante” ma nella stessa stazione di polizia al centro di Gaza City usata dagli Inglesi, dagli Israeliani e da Fatah durante il periodo in cui questi guidavano il paese.
Questa distinzione è cruciale perché mentre le terrificanti scene di Gaza e Israele vengono trasmesse nei nostri schermi televisivi, si sta combattendo anche una guerra fatta di parole che sta oscurando la nostra comprensione della realtà dei fatti.
Chi o cosa è Hamas, il movimento che il ministro della Difesa israeliano Ehud Barak vorrebbe annientare come se fosse un virus? Perchè ha vinto le elezioni palestinesi e perché permette che vengano sparati razzi su Israele?
La storia degli ultimi tre anni di Hamas rivela come l’incomprensione riguardo a questo movimento da parte dei governi di Israele, degli Stati Uniti e Regno Unito ci abbia condotto alla situazione brutale e disperata in cui siamo.
La storia comincia circa tre anni fa quando “Cambiamento e Riforma”, il partito politico di Hamas, ha inaspettatamente vinto le prime elezioni libere e regolari del mondo arabo, in una piattaforma politica che vedeva la fine della corruzione endemica e il miglioramento dei quasi inesistenti servizi pubblici nella Striscia di Gaza. Contro un’opposizione divisa questo partito apparentemente religioso si è impresso nella comunità a prevalenza laica tanto da guadagnare il 42 per cento dei voti.
v I palestinesi hanno votato per Hamas perchè hanno pensato che Fatah, il partito del governo che hanno bocciato, li ha delusi. Nonostante la rinuncia alla violenza e il riconoscimento dello Stato d’Israele, Fatah non ha realizzato uno Stato palestinese.
v E’ essenziale sapere questo per capire la cosiddetta posizione di rifiuto di Hamas. Che non riconoscerà Israele o rinuncerà al diritto di resistere finchè non sarà sicuro dell’impegno mondiale a raggiungere una soluzione per la questione palestinese.
Nei cinque anni in cui ho visitato Gaza e la Cisgiordania ho incontrato centinaia di politici e di sostenitori di Hamas. Nessuno di loro ha professato lo scopo di islamizzare la società palestinese, in stile talebano. Hamas conta troppo sui votanti laici per fare questo. La gente ascolta ancora la musica pop, guarda la televisione e le donne ancora scelgono se indossare il velo o no.
La leadership politica di Hamas è probabilmente la più qualificata nel mondo. Può vantare nelle sue file più di 500 laureati col titolo di dottorato, la maggioranza fatta di professionisti della classe media (dottori, dentisti, scienziati, e ingegneri).
La maggior parte della leadership di Hamas si è formata nelle nostre università è non ha maturato nessun odio ideologico contro l’Occidente. E’ un movimento basato sul malcontento, dedicato ad affrontare l’ingiustizia compiuta sul suo popolo. Ha coerentemente offerto una tregua di dieci anni per fornire uno spazio di respiro per poter risolvere un conflitto che continua ormai da pià di 60 anni.
La reazione di Bush e Blair alla vittoria di Hamas nel 2006 è la chiave dell’orrore di oggi. Invece di accettare il governo democraticamente eletto, hanno finanziato un tentativo di rimuoverlo con la forza; addestrando e armando i gruppi di combattenti di Fatah per rovesciare militarmente Hamas e imporre ai Palestinesi un governo nuovo e non eletto da loro. Come se non bastasse, 45 membri del Parlamento di Hamas sono ancora detenuti nelle prigioni israeliane.
v Sei mesi fa il governo israeliano ha accettato una tregua, mediata dall’Egitto, con Hamas. In cambio del cessate il fuoco Israele ha acconsentito all’apertura dei valichi e permesso il libero flusso dei beni essenziali dentro e fuori da Gaza. I lanci di razzi sono terminati ma i valichi non sono stati mai totalmente aperti, e la popolazione di Gaza ha iniziato a morire di fame. Questo devastante embargo non è una vittoria della pace.
Quando gli occidentali chiedono che cosa abbiano in mente i leader di Hamas quando ordinano o permettono il lancio di razzi su Israele, non stanno comprendendo la posizione dei palestinesi. Due mesi fa le Forze di Difesa israeliane hanno rotto la tregua entrando a Gaza e cominciando di nuovo il ciclo di uccisioni.
Dal punto di vista palestinese ogni giro di razzi lanciati è una risposta agli attacchi israeliani. Dal punto di vista israeliano è il contrario. Ma cosa significa quando Barack parla di distruzione di Hamas? Significa uccidere il 42 per cento dei palestinesi che hanno votato per esso? Significa rioccupare la Striscia di Gaza da cui Israele si è ritirato così dolorosamente tre anni fa? O significa separare in modo permanente i palestinesi di Gaza e quelli della Cisgiordania, politicamente e geograficamente?
E per coloro il cui mantra è la sicurezza di Israele, quale sorta di minaccia costituiscono i tre quarti di un milione di giovani che stanno crescendo a Gaza con un odio implacabile contro chi li riduce alla fame e li bombarda?
E’ stato detto che questo conflitto è impossibile da risolvere. In realtà, è davvero semplice. Il vertice delle mille persone che governano Israele (politici, generali e lo staff della sicurezza) e il vertice dei palestinesi islamisti non si sono mai incontrati. Una pace che sia tale richiede che questi due gruppi si siedano insieme senza pregiudizi. Ma gli eventi di questi giorni sembra abbiano reso ciò più improbabile che mai. Questa è la sfida per la nuova amministrazione di Washington e per i suoi alleati europei.

William Sieghart

Scontro tra le forze dell'ordine e i profughi ospiti del centro della Croce Rossa Italiana in localita' Partaccia

Ve lo giro come mi è arrivato

Scontro tra le forze dell'ordine e i profughi sbarcati a Lampedusa questa estate e ospiti del centro della Croce Rossa Italiana in localita' Partaccia a Marina di Massa. I profughi, circa 50 tra cui molte donne, hanno manifestato senza autorizzazione, occupando piazza della Liberazione, nel centro di Massa, intorno alle 11, bloccando il traffico. Dopo essere stati piu' volte avvertiti di sgombrare la piazza, le forze dell'ordine, in tenuta antisommossa, hanno proceduto allo sgombero forzato caricando il gruppo di manifestanti. Alcuni di questi sono stati prelevati dai carabinieri e dalla polizia, mentre una parte e' stata scortata al centro CRI dove sono ospiti dal 3 agosto scorso 103 profughi. Non c'e' ancora una stima dei feriti. I profughi manifestavano per il ritardo di richiesta dello status di rifugiato politico. Da oggi hanno detto che inizieranno anche lo sciopero della fame. Repubblica di oggi

Gravissima aggressione delle forze dell’ordine contro un gruppo di immigrati che stavano legittimamente manifestando in difesa dei loro diritti!

Dal compagno dell’Associazione solidarietà proletaria sez di Massa Carrara

“Sono arrivato alle 13,00 sul luogo, i celerini, capeggiati dallo stesso dirigente che tentò di caricare gli antifascisti un anno fa in piazza Mercurio al presidio contro Fiamma Tricolore, brandivano i manganelli non permettendo ai passanti di avvicinarsi in difesa degli immigrati, io stesso sono stato intimato ad allontanarmi, ho protestato dicendo che era in corso una manifestazione di protesta ed era un mio diritto parteciparvi e così mi sono fatto largo.

Erano presenti Alessio Castelli segretario della Fiom di Massa Carrara, il vicesindaco di Massa Martina Nardi e Mario Ricci del Prc, che fondamentalmente stavano facendo un’opera di convincimento per fare desistere con le buone i manifestanti invece di schierarsi dalla loro parte facendo da scudo contro le intenzioni violente della celere.

La scena era commovente, c'erano ragazze giovani, una di queste incinta, ragazzi, uomini, stesi per terra abbracciati l'uno all'altro che resistevano al tentativo di sgombero, erano tutti bagnati da due ore di pioggia.

Il capetto ad un certo punto ha strigliato i celerini indecisi urlando e ordinando l'uso della forza.

A quel punto mi sono gettato a terra anche io unendomi a loro, gridando alla sbirraglia che era un loro diritto protestare per denunciare il mancato rispetto dei diritti umani.

Il capetto a questo punto stizzito urlando ha ordinato il mio arresto.

Tre agenti della Digos mi hanno portato via di peso e mi hanno allontanato di una decina di metri dai manifestanti.

Nonostante le intimazioni ho preteso di rimanere sul posto per accertarmi che non venisse usata violenza contro gli immigrati e così è stato, un agente della Digos mi ha tenuto stretto per un braccio per tutto il tempo.

I profughi del campo della Cri sono stati caricati a forza sulle camionette, sotto i riflettori delle telecamere i celerini ci sono andati cauti, non hanno usato i manganelli, ma qualche figlio di puttana ha approfittato della mischia per tirare dei calci agli immigrati, il tutto sotto gli ordini urlati del dirigente delle operazioni che ammantato della fascia tricolore minacciava di arresto chiunque apriva bocca.”

Questo gravissimo episodio non deve passare nell’indifferenza, questo episodio deve essere denunciato come una grave violazione dei diritti umani, i diritti secondo la Costituzione sono uguali per tutti gli esseri umani e devono essere garantiti e non repressi con la forza.

I diritti umani sono tali a prescindere dal fatto che una persona possa avere o meno un documento in tasca, i diritti umani non hanno colore, lingua, tradizione o permessi bollati, i diritti umani sono di tutti e basta!

Questi rifugiati hanno il diritto di vivere liberi, è illegale tenerli rinchiusi in un campo circondati dal filo spinato, è illegale picchiarli, questi rifugiati devono essere liberi di manifestare per rivendicare i loro diritti, quello che è illegale è illegale è l’operato della celere.

Invitiamo tutti a partecipare domani pomeriggio dalle ore 15.00 in poi, al presidio già previsto per domani 27 gennaio, davanti al Palazzo Ducale di Massa, in occasione del consiglio regionale straordinario dedicato alla memoria del genocidio del popolo ebreo.

Vi invitiamo tutti per manifestare lo sdegno e la rabbia per questa aggressione razzista.

Commemoriamo il genocidio del popolo ebreo denunciando il razzismo, l’intolleranza, il fascismo e la repressione, pretendiamo e lottiamo per conquistare un mondo fatto di pace e di uguaglianza!

No al razzismo!

Libertà per gli immigrati!

Domani martedì 27 gennaio alle ore 15.00

tutti davanti al Palazzo Ducale di Massa!



MASSA - Scontro tra le forze dell'ordine e i profughi sbarcati a Lampedusa questa estate e ospiti del centro della Croce Rossa Italiana in località Marina di Massa. I profughi, circa 50 tra cui molte donne, hanno manifestato senza autorizzazione, occupando piazza della Liberazione, nel centro di Massa, intorno alle 11, e bloccando il traffico.

Dopo aver più volte invitato gli extracomunitari a porre fine alla protesta, le forze dell'ordine in tenuta antisommossa sono intervenute per disperderli. Il gruppo ha però cercato di opporsi sedendosi a terra. Durante l'intervento di polizia e carabinieri alcuni manifestanti sono rimasti feriti, altri sono stati fatti salire su una camionetta e una parte è stata scortata al centro Cri. Feriti ci sarebbero anche fra le forze dell'ordine.

I profughi, per lo più eritrei e somali, manifestavano per il ritardo di richiesta dello status di rifugiato politico e per sollecitare le autorità ad esaminare le loro richieste di permesso di soggiorno.

In mattinata è intervenuta anche la vicesindaco della città, Martina Nardi, per cercare una mediazione. Gli immigrati hanno chiesto di parlare con un delegato dell'Onu e, in attesa, hanno dichiarato lo sciopero della fame. Il gruppo fa parte delle 104 persone arrivate in agosto a Marina di Massa da Lampedusa, perchè il centro dell'isola era sovraffollato.

sabato 24 gennaio 2009

Sabato 24 CARRARA


ORE 17.00 RIDOTTO TEATRO ANIMOSI CARRARA
PROIEZIONE "JENIN JENIN" E "DA QUANDO TE NE SEI ANDATO"
DEL REGISTRA ARABO-ISRAELIANO MOHAMMAD BAKRI
AL TERMINE DIBATTITO.

venerdì 23 gennaio 2009

CELEBRIAMO LA MEMORIA DEI GENOCIDI DI IERI, CONDANNANDO SENZA AMBIGUITÀ I GENOCIDI DI OGGI!

CELEBRIAMO LA MEMORIA DEI GENOCIDI DI IERI, CONDANNANDO SENZA AMBIGUITÀ I GENOCIDI DI OGGI!
MARTEDÌ 27 GENNAIO ORE 15.00 PRESIDIO DAVANTI AL PALAZZO DUCALE DI MASSA

Il 27 gennaio in tutta Italia viene celebrato il giorno della memoria "per non dimenticare" l'olocausto nei confronti del popolo ebreo da parte dei nazisti e dei fascisti.
In Toscana il consiglio regionale tiene una seduta solenne al Palazzo Ducale di Massa alle ore 15.30.
Il Presidio permanente per la Palestina di Massa Carrara intende presenziare con un presidio davanti all’entrata del Palazzo Ducale per tenere alta l’attenzione sui crimini di Israele e il genocidio del popolo palestinese.
Con questa nostra iniziativa intendiamo denunciare i persecutori di oggi, per ricordare degnamente i perseguitati di ieri, questo sarà il messaggio che andremo a portare a tutti quelli che si accingono a celebrare questa data.
Non si possono commemorare le vittime del genocidio del popolo ebreo da una parte e chiudere gli occhi sul genocidio del popolo palestinese dall’altra.
Per questo motivo il Presidio permanente per la Palestina intende consegnare un appello al consiglio regionale della Toscana affinché, nel giorno dedicato alla memoria, questo si faccia promotore di un documento ufficiale in cui si chieda, secondo quanto prevede la Costituzione italiana, l’immediata cessazione da parte dello stato Italiano di ogni collaborazione militare con lo stato di Israele, colpevole di aver commesso e di continuare a commettere, come lo stesso Presidente dell’assemblea generale dell’O.N.U. Brockmann le ha definite, “gravi e smisurate violazioni del diritto umanitario internazionale”.
Chiediamo inoltre che questo consiglio regionale si pronunci chiaramente in difesa dei diritti del popolo palestinese affinché cessi immediatamente il criminale embargo imposto alla popolazione della striscia di Gaza.
Questa presa di posizione da parte della regione Toscana, nella giornata in cui si ricorda l’orrore dell’intolleranza e della sopraffazione contro il popolo ebraico si rende necessaria per evitare che la giornata del 27 non si trasformi in un oltraggio di ipocrisia verso la memoria del genocidio ebraico. Che senso ha celebrare il ricordo di un genocidio di ieri se si tengono poi gli occhi chiusi davanti ai genocidi di oggi?
Che senso ha spendere centinaia di migliaia di euro per curare negli ospedali della Toscana qualche bambino palestinese se poi si vendono ad Israele le bombe per ucciderne altri a centinaia?
Proprio nel settantesimo anniversario delle leggi razziste emanate dal regime fascista in Italia contro gli ebrei, intendiamo combattere l’indifferenza, l’ambiguità e il silenzio vergognoso “professato” dalle istituzioni durante i giorni del massacro di Gaza, atteggiamento che continua tutt’oggi con il proseguire degli accordi militari ed economici portati avanti dallo stato Italiano con lo stato di Israele.
Il 27 gennaio intendiamo quindi commemorare nel modo più degno la tragedia del popolo ebraico, il 27 gennaio intendiamo condannare pubblicamente il razzismo, il fascismo e l’antisemitismo con forza e senza mezzi termini, ma soprattutto il 27 gennaio, non staremo in silenzio.
Per questo motivo invitiamo tutti la cittadinanza democratica ad unirsi a noi per condividere la nostra richiesta al consiglio regionale affinché il ricordo del genocidio ebraico possa essere celebrato degnamente e non finisca imbalsamato nel “museo” di un cerimoniale puramente ideale e indifferente alla realtà.
CONTRO L’EMBARGO CRIMINALE IMPOSTO ALLA POPOLAZIONE DELLA STRISCIA DI GAZA!
PER IL RICONOSCIMENTO DEI DIRITTI DEL POPOLO PALESTINESE!
Presidio permanente per la Palestina (Massa Carrara)

La CGIL non è sola, ma il PD che fa?

contro l'accordo separato si èschierata per adesso la CGIL, e l'unico partito che ha ufficialmente preso le parte del sindacato è il PRC, ma PD e Di Pietro che fanno?
Si attendono delucidazioni!


CONTRATTI: FERRERO, PERCHE' PD TACE SU ACCORDO SEPARATO?

"L'accordo sulla contrattazione firmato ieri senza Cgil servira' solo a dirottare i costi della crisi verso i lavoratori e le loro famiglie, indebolendoli ulteriormente rispetto alle imprese. Perche' il Pd continua a tacere? Si tratta dell'effettivo compimento della linea del governo Berlusconi e della sua intenzione di dividere i sindacati". E' quanto afferma il segretario del Prc, Paolo Ferrero, che aggiunge: "E' un accordo sbagliato nel merito, in quanto taglia il salario reale non consentendo il recupero dell'inflazione. Ed e' un accordo sbagliato nel metodo perche' taglia fuori la Cgil, il maggior sindacato italiano. In questo modo sono solo i lavoratori a trovarsi in condizione di ulteriore debolezza rispetto alla crisi: divisi e sottoposti a ricatti, arbitrarieta', volubilita' delle imprese. Ma cosa dice il Pd? Rifondazione comunista e' a fianco della Cgil e s'impegna sin d'ora nella battaglia contro l'accordo e i suoi effetti sulle condizioni dei lavoratori e delle famiglie. Vogliamo augurarci - conclude Ferrero - che tutta l'opposizione faccia sentire unitariamente la propria voce al fianco dei lavoratori e della Cgil, che Pd e Idv si pronuncino chiaramente contro l'accordo e s'impegnino da subito a contrastarlo in modo risoluto e efficace".

giovedì 22 gennaio 2009

Gravissima decisione del Comune di Pisa

Appello e iniziative contro la negazione della Biblioteca comunale per presentare libro sulle foibe.

Alla riunione svoltasi oggi nella sala riunioni del II Liceo erano presenti rappresentanti della Rete dei Comunisti, A.N.P.I., PRC, Associazione comunista Pianeta Futuro, Sinistra critica, circolo agora’, Associazione marxista Politica e Classe, Osservatorio sull’antifascismo.

Di seguito elenchiamo gli obiettivi prefissati per dispiegare sul territorio una campagna contro un provvedimento comunemente giudicato, nel metodo e nel merito, gravemente lesivo di della libertà di parola e del diritto ad esprimere, sulla base di una circostanziata ricerca storica, il punto di vista degli antifascisti su di una vicenda, quella delle foibe, distorta e stravolta scientemente da un revisionismo storico imperante nell’attuale establishment italiano.

1) raccolta di adesioni di singoli ed organizzazioni su appello in calce alla presente mail

2) presenza collettiva alla discussione che si svolgera’ in Consiglio Comunale giovedì 22 gennaio ore 15. Al secondo punto dell’OdG e’ prevista la discussione sulle motivazioni che hanno spinto la Giunta a negare la biblioteca - SOLLECITIAMO TUTTI A PARTECIPARE ATTIVAMENTE A QUESTO CONSIGLIO COMUNALE

3) richiesta ufficiale di incontro al Sindaco ed all’Assessore alla Cultura del Comune di Pisa inoltrato da tutte le realta’ che sottoscrivono l’appello per sabato 24 gennaio e contestuale convocazione di una prima conferenza stampa dei firmatari sotto il comune di Pisa

4) valutare tutti i possibili ricorsi e vie legali contro la negazione della Biblioteca – Possibile ricorso al TAR e / o richiesta di intervento al difensore civico

5) sollecitare partiti, associazioni, singoli intellettuali a prendere la parola attraverso lettere e dichiarazioni pubbliche da inviare ai mass media

6) conferenza stampa di alcune figure di rilievo tra gli aderenti al convegno (abbiamo pensato di contattare Margherita Hack da tenersi sabato 31 gennaio di fronte al comune di Pisa

7) presentazione del libro alla biblioteca comunale o in altra sede nella data prestabilita: giovedi 5 febbraio

CHIEDIAMO A TUTTI COLORO CHE RICEVONO LA PRESENTE MAIL DI INVIARE LA PROPRIA PERSONALE ADESIONE ALL'APPELLO E DI DIFFONDERNE IL TESTO IN TUTTE LE MAILING LIST DI RIFERIMENTO.

Di seguito, il testo dell’appello:

Per una biblioteca pubblica al servizio del confronto delle idee.
Appello in difesa del diritto di espressione.

Lo scorso 10 gennaio l’Assessore alla Cultura del Comune di Pisa, a nome dell’Amministrazione comunale, ha deciso di negare l’uso della Biblioteca comunale per la presentazione di un libro che raccoglie gli atti di un convegno nazionale tenutosi nel febbraio 2008 a Sesto San Giovanni (MI).

Prima di entrare nel merito dei contenuti di un convegno di cui si vogliono rendere pubblici gli atti, vorremmo esprimere la nostra profonda perplessità ed inquietudine per un provvedimento che appare, a tutti gli effetti, atto negazione di un diritto elementare: quello della libera espressione delle idee e della ricerca storiografica, in questo caso supportate da storici di fama internazionale.

Censure di questo rilievo e livello sono legittime e possibili, nel nostro paese, se ad essere proposte fossero idee dichiaratamente anticostituzionali, perché di stampo fascista, nazista, xenofobo o discriminatorio verso minoranze etniche o religiose.

Il testo per il quale è stata richiesta la sala della Biblioteca comunale, dal titolo “Foibe, revisionismo di Stato e amnesie della Repubblica – Atti del convegno Foibe: la verità. Contro il revisionismo storico”, tratta invece di un evento della storia italiana reso di stridente attualità a causa di una profonda rilettura di quel particolare periodo.

L’Assessore alla Cultura del Comune di Pisa, Silvia Panichi, a nome dell’Amministrazione Comunale, esplicita il diniego della sala con la seguente motivazione: “…Si tratta di un argomento particolarmente doloroso e ancora in via di elaborazione storiografica per cui un analisi troppo netta e orientata rischierebbe di offendere la sensibilità di alcuni, soprattutto in prossimità della data del 10 febbraio, scelta in modo ufficiale come giorno del ricordo”, riferendosi alla Giornata del Ricordo istituita con legge n. 92 del 30.4.04. per l’istituzione del quale è stata evidentemente accettata una elaborazione storiografica.
Le tesi sostenute dal convegno al quale si nega oggi una sala pubblica contestano quella elaborazione storiografica.

Impedire la libera espressione delle idee, in questo caso attraverso un punto di vista storiografico alternativo a quello ufficiale, se fatto nel rispetto dei principi costituzionali e con il rigore scientifico che riconosciamo all’opera, significherebbe operare un vulnus senza precedenti nella storia democratica della nostra città.

I sottoscrittori del seguente appello chiedono agli organi politico/istituzionali alla guida del Comune di Pisa di concedere la sala della biblioteca Comunale per la presentazione degli atti di questo importante convegno storico, preservando così il carattere aperto, di palestra delle idee che da sempre ha caratterizzato la nostra città.

Prime adesioni individuali
Giorgio Vecchiani, Presidente A.N.P.I. Pisa, Manlio Dinucci, saggista; Cinzia Della Porta, presidente del Circolo agorà, Andrea Venturi, consigliere comunale della Rete dei Comunisti a S. Giuliano terme

Prime adesioni di organizzazioni
Rete dei Comunisti, Osservatorio sull’antifascismo, RdB CUB, Associazione comunista Pianeta Futuro, Sinistra Critica, circolo agorà Pisa, Associazione marxista Politica e Classe, Confederazione COBAS, PRC, PdCI, Associazione Italia Cuba sez. Pisa.

SABATO 24 GENNAIO CORTEO ANTIFASCISTA A PRATO

In merito ai fatti di mercoledì 14 gennaio (aggressione da parte di due naziskin al Collettivo
Studentesco Autonomo riunito nella sede di Rifondazione Comunista di V.M.Nistri a Prato
e ferimento di uno studente), l'assemblea, riunitasi giovedì 15 presso gli stessi locali,
convoca una MANIFESTAZIONE ANTIFASCISTA per il pomeriggio di SABATO 24
GENNAIO in forma di CORTEO per le vie del CENTRO CITTADINO.


La piattaforma della manifestazione (denominata “PRATO ANTIFASCISTA”, come riporterà lo striscione d'apertura del corteo) è stata redatta sulla base degli interventi effettuati durante l'assemblea stessa e costituisce la base sulla quale aderire.


1. Condanniamo in maniera netta l'aggressione subita dai giovani compagni del Collettivo
Studentesco Autonomo, sottolineando che questo è solo l'ultimo di una serie di episodi di
violenza che hanno come obiettivo il “diverso” e che, negli ultimi anni, si sono verificati semprepiù spesso nella nostra città. Sarebbe sbagliato valutare il fatto, come spesso accade in questi casi da parte dei media e di certa parte della politica istituzionale, come una “guerra trabande”, una “ragazzata”, un episodio di “bullismo” o “violenza di strada”.


Ricordiamo infatti negli ultimi anni: il migrante pestato e abbandonato sulle rotaie da parte di
ragazzi della “Prato-bene”, l'uccisione di due senzatetto ed il ferimento di una terza, le
minacce ricevute da appartenenti al “Comitato gay e lesbiche Prato” e altri ragazzi e ragazze
appartenenti alle comunità gay lesbiche bisessuali trans queer (GLBTQ), le offese e le
aggressioni ad appartenenti alla comunità cinese, le minacce subite quotidianamente dai
ragazzi impegnati nei collettivi studenteschi di sinistra da parte di coetanei dichiaratamente
neofascisti, le provocazioni a suon di saluti romani nelle Case del Popolo e alle feste di partito,la comparsa di numerose svastiche, croci celtiche e scritte razziste sui muri di varie parti della città.


2. Da una lettura sistematica dei fatti, non possiamo poi non notare come questi avvenimenti (ormai comuni in molte parti del Paese) siano sintomo evidente di una deriva morale e culturale della nostra società e le cui cause vanno ricercate in una serie di fattori:


- Alle condizioni di vita precarie di larghi strati di popolazione, legate allo sfruttamento dei
lavoratori, alla perdita di diritti sul lavoro, ai costi di una crisi capitalista che come sempre
viene scaricata sui più deboli. Ma anche alle difficoltà nel potersi permettere una casa (affitti
alle stelle, per non parlare dei mutui), agli oneri sempre più alti di chi studia o intraprende
carriere accademiche e si trova a dover dipendere dalle famiglie.


- Alla precarietà materiale si accompagna una precarietà culturale ed intellettuale,
responsabili i mezzi di informazione di massa (o sarebbe meglio chiamarli di
disinformazione? o, meglio ancora, di distrazione, vista la mole di notizie oscurate o
manipolate e la quantità di idiozie propinateci giornalmente), così come larga parte della
classe politica che, tanto a livello nazionale come locale, ha passato gli ultimi anni ad
equiparare Partigiani e repubblichini, riformare i programmi scolastici in senso revisionista e
sottovalutare , se non quando spalleggiare, i movimenti di estrema destra, concedendo loro
anche spazi pubblici e/o istituzionali.


- Al lavoro dei vari governi e la legiferazione delle ultime legislature, mirati alla difesa degli
interessi del capitale piuttosto che delle popolazioni, al predominio del commercio rispetto
alla difesa dei diritti delle comunità, alla prepotenza proibizionista e alla repressione invece
che all'educazione al bene comune e alla responsabilità individuale, alla paura e diffidenza
verso lo “straniero” piuttosto che all'integrazione e alla valorizzazione dell'interculturalità.


3. L'Antifascismo, valore costituzionale e fondamento dell'Italia repubblicana si vede in tale
tragico contesto relegato a valore “di parte” e “vecchio, fuori tempo”, anziché universale e
attuale come crediamo sia; crediamo inoltre che, separato da altre rivendicazioni di tipo
sociale, politico, economico ed ambientale che da sempre, seppur con mille differenze e
specificità, caratterizzano i partiti e le aggregazioni politiche e sociali figlie della Resistenza, l'antifascismo diventi solo un fantoccio svuotato di ogni significato reale, buono per essere sventolato in occasione delle ricorrenze o commemorazioni ufficiali, o per convenienze politico-elettorali;

ripudiamo infine l'antifascismo “da salotto”, quello fatto a parole e nonpresente fisicamente e culturalmente sul territorio, nelle strade, nelle piazze, nei circoli.


Chiediamo quindi alle istituzioni che governano la città e la provincia il fermo impegno a
contrastare la crescita di qualsiasi movimento, associazione od organizzazione politica che
si richiami o faccia riferimento a principi di stampo fascista, nazista, razzista, sessista.
Ciò a partire dal divieto di aperture di eventuali sedi che, come si è visto in realtà a noi vicine
(Lucca, Pistoia) altro non portano che a un incremento di episodi violenti di matrice squadrista e xenofoba, oltre al divieto di ogni attività promozionale e di propaganda e alla non concessione di spazi pubblici e/o istituzionali per iniziative pseudo-politiche o pseudo-culturali di stampo revisionista o inneggianti a supposte supremazie etno-culturali.


Si richiede inoltre l'impegno nella costruzione di iniziative e percorsi finalizzati all'integrazione e al mantenimento della memoria storica, nonché alla valorizzazione dei principi costituzionali di uguaglianza e antifascismo.



Chiediamo pertanto a tutte le forze politiche, associazioni, movimenti, singole/i che si
riconoscono nei valori della Resistenza e dell'Antifascismo e che concordano con quanto
esposto dalla piattaforma l'adesione formale al corteo di Sabato 24.


Specifichiamo che per noi la manifestazione non è un punto d'arrivo bensì di partenza per un
percorso che porti alla costituzione di un'assemblea permanente antifascista pratese (o come vorrà chiamarsi una volta costituitasi) la quale si porrà come obiettivi:

*

il monitoraggio continuo su ciò che accade in città e dintorni che possa essere ricollegato
all'attività di aggregazioni neofasciste
*


- ferma opposizione all'apertura di sedi o qualsiasi attività propagandistica della destra estrema
- denuncia di qualsiasi episodio (di revisionismo, discriminazione, etc.) possa fomentare
l'espansione del razzismo e neofascismo
*


- promozione di iniziative volte a mantenere alta l'attenzione sul fenomeno delle nuove destre
radicali e che respingano la cappa di revisionismo, autoritarismo, intolleranza che si fa ogni
giorno più pesante togliendo il respiro al nostro futuro.
*


E' evidente che una massiccia partecipazione alla manifestazione darebbe maggiore slancio alla costituzione dell'assemblea permanente e al suo radicamento sul territorio.
*


Promotori dell'assemblea del 15 gennaio e della proposta di manifestazione:
*


Colletivo Studentesco Autonomo
Rete Antifascista Pistoia-Agliana-Prato
Partito della Rifondazione Comunista
Partito dei C.A.R.C.
Comitato Antimperialista Antifascista “29 martiri di Figline”
Hanno partecipato attivamente all'assemblea del 15/1 e contribuito alla stesura della piattaforma:
C.S.A., R.A.F. Pt-Po, P.R.C., C.A.R.C., Comitato Antimperialista Antifascista 29 martiri, P.dC.I., P.M.L.I.,
C.G.I.L., singoli.
Presenti ma non intervenuti rappresentanti di:
centri sociali, individualità anarchiche e movimenti sociali non pratesi.

mercoledì 21 gennaio 2009

dalla stampa Israeliana, Haaretz

Il tempo dei virtuosi

di Gideon Levy

Haaretz, 9/1/2009

Questa guerra, forse più delle precedenti, mette a nudo i veri profondi stati d'animo della società israeliana. Razzismo e odio alzano la testa, così come l'impulso per la vendetta e la sete di sangue. L'inclinazione di coloro che comandano nelle Forze di Difesa Israeliane ora è “uccidere il più possibile”, come raccontano i corrispondenti militari alla televisione. E anche se il riferimento è ai combattenti di Hamas, questa propensione resta agghiacciante.

L'aggressione e la brutalità sfrenate si giustificano come “prestare attenzione”: lo spaventoso bilancio di sangue – circa 100 palestinesi morti per ogni israeliano ucciso non solleva alcuna obiezione, come se avessimo deciso che il loro sangue vale 100 volte meno del nostro, riconoscendo così il nostro innato razzismo.

Destroidi, nazionalisti, sciovinisti e militaristi sono i soli legittimi bon ton sulla piazza. Non infastiditeci con umanità e compassione. Solo ai margini del campo si può udire una voce di protesta – illegittima, ostracizzata e ignorata dai media – di un piccolo ma coraggioso gruppo di ebrei e di arabi. Accanto a tutto questo echeggia un altra voce, forse la peggiore di tutte: è quella dei virtuosi e degli ipocriti. Ari Shavit, mio collega, sembra esserne l'eloquente portavoce. Questa settimana, Shavit ha scritto su questo giornale (“Israele deve duplicare, triplicare, quadruplicare il suo aiuto medica a Gaza”, Haaretz, 7 Gennaio): “L'offensiva israeliana in Gaza è giustificata . . . . Solo un'iniziativa umanitaria immediata e generosa dimostrerà che anche durante la guerra brutale che ci è stata imposta ci siamo ricordati che dall'altra parte ci sono esseri umani.”

Per Shavit, che ha difeso la giustezza di questa guerra, insistendo che non dovesse essere perduta, il prezzo è irrilevante, come lo è il fatto che non ci sono vittorie in guerre così ingiuste. E osa, allo stesso tempo, predicare “mitezza”.

Desidera forse che uccidiamo senza tregua, e in seguito impiantiamo ospedali da campo e spediamo medicine per curare i feriti? Sa che una guerra contro una popolazione inerme, forse la più inerme al mondo, che non ha dove fuggire, può solo essere crudele e spregevole. Ma costoro vogliono sempre uscirne bene. Sganceremo bombe sulle abitazioni, e poi cureremo i feriti a Ichilov; bombarderemo miseri locali di rifugio nelle scuole dell'ONU, e poi riabiliteremo i disabili a Beit Lewinstein. Spareremo per poi piangere, uccideremo per poi deplorare, abbatteremo donne e bambini come macchine assassine automatiche, mantenendo pure la nostra dignità.

Il problema è che in questo modo proprio non funziona. Queste sono un'ipocrisia e un autocompiacimento sfacciati. Quelli che invocano in modo incendiario una violenza sempre maggiore, senza considerarne le conseguenze, dovrebbero almeno essere più onesti a questo riguardo.

È come volere la botte piena e la moglie ubriaca. La sola “purità” in questa guerra è la “purificazione dai terroristi”, che nella realtà significa causare spaventose tragedie. Ciò che accade a Gaza non è una calamità naturale, un terremoto o un'alluvione, in cui sarebbe nostro dovere e diritto tendere una mano per soccorrere i colpiti, mandare squadre di soccorso, come tanto amiamo fare. Fra tutte la peggiori sfortune, tutti i disastri che accadono adesso a Gaza sono causati dall'uomo: da noi. Non si può offrire aiuto con mani macchiate di sangue. Dalla brutalità non può nascere compassione.

Eppure ci sono ancora alcuni che vogliono l'uno e l'altro. Uccidere e distruggere indiscriminatamente e pure uscirne apparendo buoni, con la coscienza pulita. Andare avanti con i crimini di guerra senza percepire affatto il grave senso di colpa che dovrebbe accompagnarli. Ci vogliono nervi saldi. Chiunque giustifichi questa guerra giustifica anche tutti i suoi crimini. Chiunque la sostenga, credendo che i massacri compiuti siano giusti, non ha alcun diritto di parlare di moralità e mitezza. Non è possibile uccidere e nutrire nello stesso momento. Questa posizione rappresenta in modo fedele come pensano di base in modo doppio gli israeliani, da sempre. Commettere ogni ingiustizia, ma ritenersi puri. Uccidere, demolire, affamare, imprigionare e umiliare ed essere nel giusto; per non parlare dei virtuosi. I guerrafondai colmi di virtù non potranno permettersi questi lussi.

Chiunque giustifichi questa guerra ne giustifica anche ogni crimine. Chiunque la veda come una guerra difensiva deve essere moralmente responsabile delle sue conseguenze. Chiunque adesso incoraggi i politici e l'esercito a continuare sappia che dopo la guerra avrà il marchio di Caino sulla fronte. Tutti quelli che appoggiano la guerra ne sostengono pure l'orrore.

(testo inglese: http://www.haaretz.com/hasen/spages/1054158.html

traduzione di Andrea Piccinini e Paola Canarutto)

E’ in edicola il nuovo numero di “trentadue”, il primo del 2009


E’ in edicola il nuovo numero di “trentadue”, il primo del 2009

E’ interamente dedicato alla Strage di Bardine San Terenzo oggetto di una recente polemica che tendeva a presentarla come dovuta alla responsabilità dei partigiani che avrebbero avuto il torto di fare i partigiani, cioè di attaccare il nemico.



Sommario


Memorie divise
anche a Bardine
Polemiche e valutazioni del dopoguerra che sembravano superate, tornano di moda oggi.
L’uso pubblico della pseudostoria di pseudoscoop scandalistici, punta a creare nuovamente, come tra il ‘45 e il ‘60, un clima di delegittimzione e condanna della Resistenza madre della nostra Repubblica e della nostra democrazia, per giustificare la modifica in senso autoritario, della Costituzione, nell’agenda politica del governo
M. P.



I testimoni

Strage di San Terenzo
Molte insinuazioni
nessun fatto
Una certezza: si vuole infangare, per scopi politici,
la Resistenza
Parla uno che c’era
Giorgio Mori

La narrazione dello scontro
Giorgio Mori

Quando la belva ha sete di sangue...*
Spietata caccia e massacro di uomini, donne, bambini
Impiccagioni in massa con filo di ferro
I superstiti fuggono terrorizzati nei boschi *
Padre Lino Corrado Delle Piane

Da Sant’Anna a Bardine
Ecco perché io partigiano
sparavo e fuggivo
Il vento è cambiato: il rispetto e la riconoscenza per chi ha messo a rischio la sua vita per la libertà di tutti, hanno lasciato il campo alla diffamazione e alla ostilità
La disinvoltura e le analisi, le insinuazioni diffamatorie e il ricorso ai pettegolezzi storici e ai “si dice” hanno lo scopo di scrediatare la lotta di Liberazione e le radici democratiche e antifasciste della nostra Repubblica e della Carta Costituzionale e a rivalutare nazisti, fascisti e combattenti saloini al servizio dei nazisti.
di Giorgio Bocca

Gli alleati smentiscono l’attendismo


Valutazioni

Il sensazionalismo, grimaldello del revisionismo

Risposta ai partigiani dell’ANPI
Roberto Oligeri pres.Comitato vittime Civili di San Terenzo Monti

Contro i luoghi comuni
Alessandro Conti

Bardine e Valla
Al di là
dei si dice
Un giudizio storico meditato e spassionato che fa piazza pulita di pettegolezzi pseudostorici, insinuazioni calunniose, scoop in ritardo di decenni attraverso una rigorosa rassegna dei più recenti studi apparsi sulla vicenda
Massimo Michelucci

Intervista a Ferdinando de Leoni Presidente onorario nazionale Anpi
Una domanda che aleggia
Perché si ripresenta il disprezzo per la vita, che la resistenza ha combattuto nel fascismo? E cosa è necessario oggi per affrontarlo e scofiggerlo? Siamo immersi in un nuovo fascismo
Marianna de Leoni

martedì 20 gennaio 2009

Settimana di Mobilitazione per la Palestina aMassa Carrara



Ecco i primi Appuntamenti!
martedì 20 gennaio presidio sotto il comune di Massa dalle ore 17 alle ore 19.
Giovedì 22 gennaio nel pomeriggio presidio a Carrara in via Roma.
Venerdì 23 gennaio nel pomeriggio proiezione film e dibattito ridotto degli animosi Carrara (domani comunicheremo l'orario preciso).

Domenica sera cena di sottoscrizione per sostenere le spese della campagna di Solidarietà in favore del popolo palestinese(domani vi comunicheremo la sede e gli orari).

Contro il malcostume nelle università non serve sparare nel mucchio

Contro il malcostume nelle università non serve sparare nel mucchio
Su “Panorama” del 15 gennaio, cogliendo l’occasione dell’uscita del libro di Davide Carlucci e Antonio Castaldo dal titolo “Un paese di baroni”, vengono pubblicati gli stralci di una discussione (tutt’oggi online) a cui partecipai lo scorso marzo sul blog della Rete Nazionale dei Ricercatori Precari in cui dibattemmo in maniera anche animata del malcostume imperante nelle università italiane. Fu una discussione molto intensa in cui ebbi modo di confrontarmi con la rabbia e la frustrazione dei nostri migliori cervelli ancora esclusi da un sistema inquinato. In quella circostanza si parlò anche della mia condizione di ricercatore “figlio d’arte” e quindi potenzialmente parte di quel sistema che a parole diciamo tutti di voler combattere. Naturalmente “Panorama” pubblica una selezione ben congeniata di quella discuss ione per cercare di screditare, attraverso me, quel partito che oggi stiamo cercando faticosamente di ricostruire. Colpire un soggetto collettivo cercando di delegittimare la dignità di chi vi partecipa è un vecchio metodo fascista a cui i giornali della destra italiana sono piuttosto avvezzi. Mi riempiono dunque di gioia le decine di email di solidarietà ricevute proprio da parte di quei precari che allora parteciparono alla discussione e che oggi sono disgustati dalla strumentalizzazione di cui essi stessi si sentono vittime.
Dal giornale di Belpietro non mi sarei aspettato di meglio; mi spiace invece che due giornalisti bravi e di cultura democratica scelgano di pubblicare parte di quel dibattito assolutamente pubblico (dunque lo scoop dell’acqua calda) a conclusione di un libro che parla di altro e cioè dei tanti casi di truffa, abusi di potere e criminalità organizzata che si verificano negli atenei italiani. In questo senso il lavoro di Carlucci e Castaldo sarebbe in parte meritorio anche se crediamo che una battaglia contro certi casi di malcostume non si possa realizzare sparando nel mucchio, mostrando una triste subalternità alla cultura giustizialista e scandalistica oggi imperante nella società italiana.
La questione degli accessi all’università è un problema serio che va affrontato nell’ambito di una battaglia di sistema che sia in primo luogo battaglia culturale oltre che politica. Per questa ragione, nell’Onda, ci siamo battuti e ci battiamo contro le finte riforme della Gelmini che per nulla ledono certi abusi e anzi ne sollecitano la proliferazione. Io stesso avrei potuto tirarmi indietro da quel dibattito, come avrebbe fatto qualsiasi politico più prudente. Ma decisi di parteciparvi, trasferendolo anche sul mio blog personale, proprio per denunciare certe dinamiche. All’università tutti hanno un padre e una madre a prescindere dal cognome che portano. Poi per fortuna esiste anche una comunità scientifica (meglio se internazionale) che valuta i tuoi lavori in maniera spesso anonima e allora il merito (o demerito) di ognuno può e mergere.
Dire che essere cresciuto in una casa di intellettuali mi abbia favorito in termini di conoscenze e competenze è quasi un’ovvietà. Per questo lottiamo per l’eguaglianza e ci spaventa chi parla a sproposito non di merito (che va sempre valorizzato) ma di meritocrazia, che presuppone la logica di un sistema competitivo in cui si trascurano le disuguaglianze di partenza di cui sopra; un sistema dunque in cui io, figlio di professore, o amico di professore, o protetto da professore, posso diventare professore, mentre altri sono destinati quasi per diritto naturale a rimanere fuori. Sono innamorato del mio mestiere almeno quanto lo sono della lotta per una società di eguali, l’uno e l’altra compongono la mia identità. Rivendicherò sempre la mia scelta politica, intellettuale e professionale che intrapresi in autonomia di giudizio. Ecco il grande privilegio di essere nato in quel contesto. A quindici anni avevo già gli strumenti per stabilire le mie aspirazioni. In fondo a tredici cominciai a fare politica tra i giovani del partito comunista.
Per questa ragione continuerò a lottare con le unghie e con i denti per una università di massa e di qualità fino a quando le mie compagne e i miei compagni, che sono la famiglia che ho scelto, riterranno opportuno che io possa e debba farlo. Per una università dove chiunque possa essere messo nelle condizioni di accedere alla conoscenza per riprodurre conoscenza. Perché così cresce una società democratica. Combatterò al fianco di studenti, ricercatori e docenti per una università dove nessuno sia pregiudizialmente escluso, né il figlio di professore, che non può essere privato della possibilità di fare lo stesso mestiere del padre o della madre per qualche strano vizio genetico, né il figlio dell’operaio a cui non deve essere negato il diritto all’emancipazione sociale. Sono certo che, con Rifond azione Comunista e attraverso la vitalità espressa dai movimenti, questo disegno utopico diventa una possibilità.
Fabio de Nardis
Responsabile Nazionale Università e Ricerca PRC-Se

Bilancio di un massacro

Col ritiro graduale e unilaterale di Israele dalla Striscia arriva il momento di scrivere qualche breve ragionamento sul complesso degli eventi che hanno investito quel lembo di Palestina.
Dopo Mesi di embargo e blocco ad un'area tra le più popolose del pianeta, il governo di Israele ha pensato bene di rispondere alle provocazioni di Hamas (il lancio dei Kassam sul sud dello stato Israliano) con una imponente operazione militare. Dispiego di ogni arma a disposizione droni teleguidati, elicotteri d'assalto, navi, caccia bombardieri, artiglieria di terra, tank e fanteria d'assalto. oltre 20 giorni di "operazioni". Migliaia di feriti oltre 1.200 morti palestinesi. Centinaia i Bambini trucidati le donne e i vecchi massacrati. Migliaia di episodi di saccheggio furto e cominciano a uscire anche storie raccapriccianti di omicidi a sangue freddo, senza contare il numero incalcolabile di violazioni ad ogni norma internazionale che regola i conflitti. Paradosso nel paradosso, perché se è assurdo regolare un conflitto con delle regole scritte, ancora più assurdo è utilizzare la categoria di conflitto in questa situazione. Ma tant'è.
Di fronte a questo prezzo altissimo si dovrebbe supporre che per lo meno il fine realizzato fosse altrettanto alto e strategico. Ammettendo come legittimo lo scopo di questo "conflitto"- cosa che è ben lungi da esser tale- , quali vantaggi ne ha riportato lo stato di Israele?

-è diminuita la capacità di Hamas di lanciare Razzi verso lo stato di Israele?
-è diminuita la capacità di controllo di Hamas sulla striscia di Gaza?
-è migliorata la situazione di sicurezza per lo stato di Israele e per i suoi cittadini?
-diminuirà il contrabbando e la capacità di riarmarsi di Hamas?
-sono modificate in meglio le condizioni di pace con i palestinesi?

a livello internazionale
- Israele è uscita rafforzata da questo conflitto?
- Sono aumentati gli amici dello stato di Israele?


I fatti di queste ore parlano da soli.
Di sicuro Israele si è macchiato di osceni crimini contro l'umanità e ne dovrà rispondere, anche per dimostrare la sua eventuale innocenza.
Il rifiuto ad essere sottoposta ad un giudizio imparziale intenzionale corrisponderà ad una dichiarazione di colpevolezza, e i paesi che riconoscono il diritto internazionale ne dovranno tenere di conto.

Vedremo se Obama sarà migliore del suo predecessore, non dal colore della palle ma da come saprà comportarsi di fronte a questo ulteriore grave affronto alla giustizia ed al diritto internazionale.

venerdì 16 gennaio 2009

Per chi non riesce ad andare a roma Presidio PER LA PALESTINA sabato ore 16 Piazza Menconi Marina di Carrara

Per quanti non fossero riusciti o non potessero andare a Roma L'ANPI di Carrara ha organizzato un presidio in favore del popolo palestinese per la Pace e la Giustizia in Palestina.

Sabato
ore 16
Piazza Menconi
Marina di Carrara

per chiedere:
-L’immediato cessate il fuoco
e il ritiro delle truppe di occupazione

-La fine del massacro in atto nella striscia di Gaza

L’ANPI come ente morale fedele al principio della Resistenza di ogni popolo oppresso, ribadisce con questa iniziativa, l’attaccamento alle Lotte di Liberazione per la difesa dei diritti e della Libertà, riportando all’attenzione di tutti,l’Articolo 11 della nostra Costituzione che pone come principio cardine che
L’ITALIA RIPUDIA LA GUERRA!