martedì 20 gennaio 2009

Bilancio di un massacro

Col ritiro graduale e unilaterale di Israele dalla Striscia arriva il momento di scrivere qualche breve ragionamento sul complesso degli eventi che hanno investito quel lembo di Palestina.
Dopo Mesi di embargo e blocco ad un'area tra le più popolose del pianeta, il governo di Israele ha pensato bene di rispondere alle provocazioni di Hamas (il lancio dei Kassam sul sud dello stato Israliano) con una imponente operazione militare. Dispiego di ogni arma a disposizione droni teleguidati, elicotteri d'assalto, navi, caccia bombardieri, artiglieria di terra, tank e fanteria d'assalto. oltre 20 giorni di "operazioni". Migliaia di feriti oltre 1.200 morti palestinesi. Centinaia i Bambini trucidati le donne e i vecchi massacrati. Migliaia di episodi di saccheggio furto e cominciano a uscire anche storie raccapriccianti di omicidi a sangue freddo, senza contare il numero incalcolabile di violazioni ad ogni norma internazionale che regola i conflitti. Paradosso nel paradosso, perché se è assurdo regolare un conflitto con delle regole scritte, ancora più assurdo è utilizzare la categoria di conflitto in questa situazione. Ma tant'è.
Di fronte a questo prezzo altissimo si dovrebbe supporre che per lo meno il fine realizzato fosse altrettanto alto e strategico. Ammettendo come legittimo lo scopo di questo "conflitto"- cosa che è ben lungi da esser tale- , quali vantaggi ne ha riportato lo stato di Israele?

-è diminuita la capacità di Hamas di lanciare Razzi verso lo stato di Israele?
-è diminuita la capacità di controllo di Hamas sulla striscia di Gaza?
-è migliorata la situazione di sicurezza per lo stato di Israele e per i suoi cittadini?
-diminuirà il contrabbando e la capacità di riarmarsi di Hamas?
-sono modificate in meglio le condizioni di pace con i palestinesi?

a livello internazionale
- Israele è uscita rafforzata da questo conflitto?
- Sono aumentati gli amici dello stato di Israele?


I fatti di queste ore parlano da soli.
Di sicuro Israele si è macchiato di osceni crimini contro l'umanità e ne dovrà rispondere, anche per dimostrare la sua eventuale innocenza.
Il rifiuto ad essere sottoposta ad un giudizio imparziale intenzionale corrisponderà ad una dichiarazione di colpevolezza, e i paesi che riconoscono il diritto internazionale ne dovranno tenere di conto.

Vedremo se Obama sarà migliore del suo predecessore, non dal colore della palle ma da come saprà comportarsi di fronte a questo ulteriore grave affronto alla giustizia ed al diritto internazionale.

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