martedì 18 marzo 2008

Ritirato il licenziamento di Andrea Marco Bogazzi!!!




Le prime esternzioni della CGIL Toscana:

Esprime grande soddisfazione in casa la Cgil Toscana per il ritiro del licenziamento di Andrea Marco Bogazzi, delegato della Filt Cgil, da parte della “Porto Spa” di Marina di Carrara.“Il modello di coesione sociale ha vinto una bella sfida”, dice il segretario generale della Cgil Toscana Alessio Gramolati, che aggiunge: “Un ottimo risultato per tutte le parti in causa che cancella un’ingiustizia e apre una prospettiva di miglioramento per lo sviluppo dell’azienda e per la sicurezza dei lavoratori. Merito dell’unità e del ruolo svolto dalle istituzioni, merito della solidarietà. Adesso – conclude - guardiamo avanti, ora dobbiamo vincere quella per lo sviluppo della portualità toscana”.“Il reintegro al proprio posto di Lavoro di Andrea Marco Bogazzi -aggiunge Mario Bartalucci, segretario generale della Filt Cgil Toscana - segna il ritorno alla ragionevolezza, alla logica di un sano e produttivo confronto fra le parti sociali, elemento necessario per lo sviluppo ed il rilancio del porto di Carrara. Era il risultato che la società toscana si aspettava e che meritava di ottenere.Fondamentale anche secondo Bartalucci il ruolo svolto dalle istituzioni locali e regionali, e la decisa presa di posizione contro il licenziamento assunta immediatamente dalle segreterie regionali di Filt Cgil, Fit Cisl e Uilt Uil della Toscana, così come “determinante è stata la solidarietà dei lavoratori del porto che si è manifestata con uno sciopero di due ore indetto unitariamente da Cgil, Cisl e Uil di Carrara.

Sicurezza sul Lavoro...

lunedì 17 marzo 2008

TIBET




Per saperne di più...

http://www.cnj.it/documentazione/cina.htm#mito

clicca leggi rifletti

il modo migliore per farsi un idea è elaborare autonomamente un pensiero critico partendo da fonti scritte e documentate.
Il TG, la fiction, le "trasmissioni di approfondimento" non forniscono quasi mai la fonte, ne si smentiscono mai, anche di fronte a grossolani -se non addirittura voluti- errori ed omissioni:
la guerra in Kosovo docet!

Resistere al pensiero unico dominante non è facile, alcuni mezzi sono qui forniti, fatene buon uso!

Foibe continua la mistificazione

"Il cuore nel Pozzo"
Ovvero come trarre uno sceneggiato dal più falso dei luoghi comuni:
"Italiani?...Brava gente!"



sabato 15 marzo 2008

Risposta ad Assindustria:

Leggendo il comunicato pubblicato Venerdì 14 Marzo da Assindustria ci sorge spontanea un dubbio: conoscono lor signori il significato della parola moderno? O ancora meglio hanno idea in quale anno del signore ci troviamo?

dal comunicato diramato deduciamo che:
o le poste hanno impiegato oltre 2 secoli a consegnare la missiva alla stampa locale,
o i nostri imprenditori hanno una strana idea della modernità.

Pare infatti che la sofferta decisione di licenziare un lavoratore sia cosa buona e giusta, un diritto delle aziende, che esercitano con sofferenza un atto necessario al buon funzionamento del sistema, mentre prendere le difese di sacrosanti diritti, ad esprimersi, a criticare, ad essere liberi, e prima ancora a pretendere sicurezza sui luoghi di lavoro, sia una cosa antica vecchia, fuori moda.
Adesso che di moda non siamo mai stati degli appassionati, al contrario di lor signori è cosa risaputa, sartorie ne bazzichiamo poche, con mille euro al mese non è così facile,
ma da qui a farci dare lezioni di modernità da dei padroni del vapore ce ne passa. Gli unici che sfidano il progresso e lo sviluppo dei tempi sono coloro che credono di poter giocare con le vite dei loro dipendenti come si trattasse di cose loro private. Il lavoro invece è la più sociale e pubblica delle attività perché è il fondamento della nostra Repubblica, come recita il primo articolo della costituzione. Sì il primo articolo di una Costituzione così obsoleta e fuori moda che da antifascisti pretendiamo ancora di difendere, perché uno degli ultimi baluardi, assieme allo statuto dei lavoratori, che permette a noi giovani di guardare al futuro, se non con serenità -vista la qualità dell’imprenditoria locale e del potere che i precedenti governi hanno messo loro in mano- almeno con un briciolo di speranza.


Giovani Antifascisti di Carrara

venerdì 14 marzo 2008

Perché in politica non c'è spazio per il secondo sesso

Comitato usciamo dal silenzio

presenta

PRIME DONNE

Perché in politica non c'è spazio per il secondo sesso

Un libro di Ritanna Armeni,sarà presente l'autrice

16 marzo 2008 0re 16

Associazione Briciole

Via Cervara (angolo semaforo lampeggiante Via F.Martini)

Massa

martedì 11 marzo 2008

Giovedì 13 ore 15:00 Presidio alla Porto spa




Carrara 2008
un lavoratore (già vittima di un incidente) viene LICENZIATO dalla PORTO spa perché osa parlare pubblicamente delle condizioni di in-sicurezza sul lavoro nel Porto di Marina.

Questo atto è VERGOGNOSO e riporta indietro la nostra città di 150 anni.
Lasciare che un colosso multimiliardario disponga liberamente della vita di un lavoratore senza far nulla, corrisponde di fatto a schierarsi a favore della prepotenza e dell’arroganza degli “imprenditori” locali.

-Facciamo capire da che parte sta la Città. Dimostriamo con i fatti che siamo nel 2008.
-Facciamo una scelta di parte: manifestiamo per la tutela dei diritti dei lavoratori,
per tutelare i nostri diritti!

Network Giovani Sinistra Arcobaleno Massa Carrara - Giovani Antifascisti!

Aderiamo alla mobilitazione indetta da:
Comitato per la salvaguardia del Litorale Apuano, il PRC, il PdCI e i Cobas.


il Comunicato stampa inviato oggi agli organi di informazione:

Come giovani che si stanno per affacciare sul mondo del lavoro non possiamo che ritenere vergognoso l’atto compiuto dalla Porto spa nei confronti del Lavoratore Marco Andrea Bogazzi, a cui esprimiamo tutta la nostra solidarietà.

Potersi esprimere sulle condizioni di lavoro è un diritto sacrosanto ed è il primo mezzo per combattere la piaga degli incidenti sul lavoro. Non è possibile che quando muoia un operaio Conf-industria e compari si dimostrino addolorati per l’accaduto, ma quando ci sono da mettere in pratica meccanismi seri e trasparenti di prevenzione, si passa all’ostruzionismo o peggio ancora alla persecuzione di quei soggetti che si battono per migliorare e rendere più sicuro l’ambiente di lavoro.

Le parole però in questi momenti non bastano e quindi chiediamo a tutti coloro che si sentono colpiti da questo osceno provvedimento di mobilitarsi, di partecipare al presidio di giovedì 13 Marzo alle ore 15:00 di fronte alla sede della Porto spa (viale da Verazzano), per non far passare sotto silenzio l’ennesimo atto di prepotenza ed arroganza degli “imprenditori”, perché tacere, far finta di non vedere, in certi casi equivale a sostenere gli atti dei potenti, e nessuno a questo punto può dire di non sapere.

Facciamo capire a lorsignori da che parte sta la Città.
Dimostriamo con i fatti che non ci strapperanno tanto facilmente 150 anni di conquiste sindacali,
Facciamo una scelta di parte :manifestiamo per la tutela dei diritti dei lavoratori, per tutelare i nostri diritti!

Giovani Comunisti Massa Carrara
Giovani Antifascisti!-Carrara

lunedì 10 marzo 2008

Carrarese una settimana cruciale

Dopo la sconfitta di Poggibonsi (9.3.07) si consolida una tendenza che sembrava solo un momentaneo sfasamento, e la squadra apuana “consolida” la posizione di pieni play-out.

3 punti in 8 gare un goal dall’inizio del nuovo anno, zero vittorie, questi i numeri della più sorprendente inversione di tendenza verificatasi nei campionati professionistici italiani. Dalle stelle alle stalle in 2 mesi. E pensare che il campionato del centenario era iniziato nel migliore dei modi dal punto di vista dei risultati e del gioco. Una Carrarese che così grintosa non si vedeva da anni, notevole infatti anche l’entusiasmo in città dopo i primi strabilianti risultati, entusiasmo che aveva fatto muovere centinaia di tifosi nelle prime trasferte, tifosi anche dopo i primi segnali di arresto non davano cenni di cedimento non facendo mai mancare il proprio sostegno in ogni occasione. Poi i primi risultati deludenti, complici anche arbitraggi un po’ così e un pizzico di sfortuna che non abbandona mai la compagine giallo azzurra, un campagna acquisti di gennaio incredibilmente risicata, e ora i nodi che vengono al pettine.

La contestazione sacrosanta ad una dirigenza incapace di rispondere alle esigenze contingenti (che poi è la prima caratteristica che si chiede a chi ha l’onore e l’onere della gestione di una società sportiva oramai secolare) e fin troppo tollerata per la totale assenza di programmazione (altro cardine della gestione di qualsiasi società). E così la parabola di una città trova la propria nemesi nella squadra cittadina, un gruppo che avrebbe grandi potenzialità, ma che causa di una guida imprenditoriale miope e concentrata solo sui risultati di bilancio immediati, si ritrova in fondo ad una classifica che vede davanti realtà di piccoli paese montani o sperduti tra le campagne toscane che si fa fatica a trovare sulla cartina, senza nessuna storia né tradizione sportiva di rilevo.

E così su chi si scarica la colpa di tali deludenti risultati?

sul mister Loris Beoni, il primo allenatore che aveva fatto vedere agli sportivi Carrarese il primo calcio decente, dopo anni di 0-0 (quando andava bene) e inguardabili prestazioni. Che aveva fatto sognare per la prima volta nella gestione Fontanili i Play-off.

Se la situazione è arrivata a questo punto la colpa del mister è minima se paragonata a chi da 5 anni è incapace di confezionare una squadra prima della metà di agosto, ed anzi considerando quando è riuscito a prendere in mano l’organico, i risultati ottenuti sono stati superiori ad ogni aspettativa. È però sicuro che se non si allunga la panchina alla prima sosta forzata del pezzo insostituibile di turno il reparto crolla e hai voglia di essere un buon tecnico, con i fichi secchi non si fanno nozze.

Guarderemo se questo gesto è una assunzione di responsabilità della società che saprà trovare un sostituto migliore o solo l’ennesimo atteggiamento di miope gestione dell’oggi fatto solo per prendere un po’ di tempo e tentare di tenere buono il “popolo” gialloazzuro che pretendeva delle “teste” per giustificare il magro bottino del 2008.

Che dire poi dei ragazzi che in campo vestono la maglia azzurra? Di sicuro uno su tutti si dovrebbe vergognare, ancor prima per i gesti da lui esternati domenica, nei confronti chi lo ha sempre sostenuto da Giulianova a Basssano, per il fatto che pur essendo un carrarino non si è impegnato a dovere. Poi un professionista certi gesti li evita a prescindere, nei confronti dei propri tifosi di fronte alla generale prestazione della squadra, diventano un insulto inaccettabile per qualsiasi piazza calcistica. Scusarsi a questo punto servirebbe a poco, avrebbe dovuto farlo in campo a fine partita, chiarire. Come possono testimoniare -uomini, prima ancora che giocatori, meritevoli di rispetto come- il capitano e il numero 1, i tifosi azzurri sono in grado di comunicare civilmente i propri pensieri e di sicuro un chiarimento sarebbe stato gradito. Non è avvenuto, peccato! Mussi potrà meditare sul proprio gesto e prendere le decisioni del caso, di chi manca di rispetto non al presidente o all’allenatore ma al motore stesso della passione che fa girare la palla, gli Ultrà.

Resta da attendere l’assurda decisione di far giocare un derby toscano ostile alla città di Carrara, al dei Marmi, dove lo ricordiamo con i debiti distinguo che si devono a due tifoserie non più gemellate, sia i tifosi Lucchesi che quelli Massesi hanno sempre , anche se i maniera diversa, provocato notevole disturbo all’ordine pubblico negli ultimi anni.

sabato 8 marzo 2008

è uscito il NUOVO numero dell'Eco Apuano!

In edicola il nuovo numero dell'Eco Apuano, mensile di ambiente cultura e satira,
anno 19 n°1 febbraio/marzo 2008 !

In questo numero:
Massa, Candidature.
Rom, per chi è l'emergenza.
La prima liberazione di Carrara 7-10 novembre 1944 Acura dell'ANPI di Carrara
Ordinaria domenica di follia istituzionale (l'intervista completa ai Barbudos Carrara 1996)
...e molto altro ancora.

Se non dovessi trovare il mensile in edicola scrivici, cercheremo nel possibile di provvedere!

mercoledì 5 marzo 2008

Álvaro Uribe e George Bush vogliono Ingrid Betancourt morta

Interessantissimo articolo
di Gennaro Carotenuto
di cui si consiglia fortemente la visione (clicca qui)




Il fatto saliente della crisi andina non sono i carrarmati. Il fatto politico saliente è che la Colombia (con la qualificata eccezione degli Stati Uniti) è completamente isolata nel continente. Ed è completamente isolata perché l’ha fatta grossa. Dal Cile al Brasile tutti temono la volontà di escalation militare e il tentativo di incendio della regione voluto da Bogotà ed esprimono tale preoccupazione alla OEA. L’altro fatto politicamente saliente è che, come avevamo anticipato già una settimana fa, il presidente colombiano Álvaro Uribe e quello statunitense George Bush stanno mettendo in atto una strategia che impedisce deliberatamente la liberazione dei sequestrati delle FARC, a partire da Ingrid Betancourt, e anzi ne auspica la morte.

Adesso è tutto chiaro. Secondo quanto ha denunciato il presidente ecuadoriano Rafael Correa le trattative con le FARC per portare alla liberazione di Ingrid Betancourt erano ad un passo dal raggiungere l’obbiettivo. Ha rincarato la dose il portavoce del Ministro degli Esteri francese, Bernard Kouchner: “Álvaro Uribe era a conoscenza del fatto che Raúl Reyes [che appena poche ore prima aveva parlato con il ministro stesso], era il mediatore (come già lo fu per anni nell’epoca di Pastrana)”, ed è per questo che si è preso il rischio di una crisi internazionale uccidendolo.

Quindi il governo colombiano ha innescato una cortina di fumo di menzogne, da quella della morte in combattimento di Reyes, facilmente svelata, i guerriglieri sono stati uccisi nel sonno, a quelle più fantasiose. Tra queste quella che Hugo Chávez starebbe addirittura finanziando la bomba atomica delle FARC. E’ evidente che quando c’è di mezzo il petrolio, gli Stati Uniti cercano sempre di accoppiare il pericolo atomico per trovare buone scuse per un’aggressione militare, diretta o per interposta persona.

Ieri non solo Ecuador e Venezuela, ma con durezza anche Brasile ed Argentina e perfino la moderatissima cilena Michelle Bachelet, solitamente distante dai governi integrazionisti, si sono schierati fermamente contro Bogotà. Lo hanno fatto appoggiando anche le decisioni più dure di Ecuador e Venezuela, come la rottura di relazioni diplomatiche con la Colombia, considerandole giustificate di fronte alla gravità dell’aggressione dell’esercito di Uribe. Questo è l’unico armato fino ai denti nella regione e il rapporto in spese militari tra Colombia e Venezuela, in cifra assoluta, è di 4 a 1, senza contare gli aiuti statunitensi al primo.

Tanto più resta isolato nel continente, tanto più Álvaro Uribe alza i toni e si appoggia a George Bush e alla traballante ideologia della guerra al terrorismo che dall’Afghanistan a Gaza, dall’Iraq alla selva colombiana ha raccolto solo fallimenti e lutti. Ieri, nel vertice della OEA (Organizzazione degli Stati Americani), convocato d’urgenza per discutere dello sconfinamento dell’esercito colombiano in Ecuador, solo un veto da guerra fredda opposto dagli Stati Uniti ha impedito una condanna senza appello della Colombia. Uribe non poteva essere più soddisfatto: “appoggiamo completamente il governo colombiano e il presidente Uribe”, ha affermato l’ambasciatore statunitense alla OEA. Tutto il resto per Uribe non conta.

Non è obbligatorio dar credito alla famiglia Betancourt, che disperatamente denuncia il “sabotaggio” di Uribe alla liberazione di Ingrid. Non è obbligatorio neanche dar credito a Correa quando dice che “la liberazione di Ingrid Betancourt era ad un passo”. Non è neanche obbligatorio dar credito a Chávez o al ministro francese Kouchner. Ma è obbligatorio dar credito ai fatti degli ultimi mesi. Di fronte a una sequenza di aperture da parte delle FARC, due liberazioni di sequestrati in gennaio e quattro in febbraio, e all’azione sempre più positiva di un concerto di paesi che, capitanati dall’odiato Chávez va dalla Francia all’Argentina, dall’Ecuador alla Svizzera, stava aprendo una prospettiva di pace, il regime colombiano ha prima fatto muro e poi è passato all’azione uccidendo l’uomo della mediazione. E lo ha fatto “internazionalizzando il conflitto” che è proprio quello che da oltre un decennio gli Stati Uniti vogliono (dal Plan Colombia in avanti) e soprattutto il Brasile vuole evitare.

In queste ore si possono leggere alcune rivalutazioni da parte di alcuni media, anche di sinistra, che in precedenza avevano scelto di stare con il neoliberale e narcoparamilitare regime colombiano, considerandolo un utile cordone sanitario verso quello bolivariano di Caracas. In questo caso non è questione di esprimere giudizi politici su Hugo Chávez e il suo movimento, i limiti, gli errori o i risultati conseguiti in questo decennio. In questo caso ci troviamo di fronte a due opzioni politiche chiare. Da una parte c’è il partito della guerra al terrorismo, quello di Uribe e Bush, dall’altra c’è quello della trattativa e della persecuzione di un difficile processo di pace in Colombia, che è quello dei governi integrazionisti latinoamericani.

Chi scrive ha più volte espresso un giudizio negativo delle FARC. Nonostante le peculiarità della situazione colombiana e la sterminata violenza della quale oligarchie e narcotraffico sono capaci, per la Colombia una guerriglia con quelle caratteristiche è una parte del problema e non la soluzione. Nonostante sia colpevole in maniera documentata forse del 5% della violenza nel paese, laddove il 95% è documentatamente responsabilità della narcopolitica e del terrorismo di Stato, la guerriglia non aiuta a risolvere i problemi del paese soprattutto quando si macchia di crimini come il sequestro di persona. Detto ciò le FARC esistono e sussistono tutte le condizioni date dal diritto internazionale per considerarle una forza belligerante. Solo l’ipocrisia della guerra al terrore impedisce di farlo. Anche adesso, di nuovo, delle due l’una, o si sta con il dialogo che può aprire una prospettiva di pace, o si sta con l’escalation e lo sterminio, ovvero con Uribe e Bush.