Visualizzazione post con etichetta elezioni. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta elezioni. Mostra tutti i post

lunedì 28 aprile 2008

Massa vince Pucci!

a Massa Pucci vince il ballottaggio
Per la prima volta si afferma una candidato di 3 liste civiche e la sinistra arcobaleno contro il PD .







Ottimo risultato ma magra consolazione,
cade anche Roma in mano al sedicente PdL.


mercoledì 23 aprile 2008

E’ uscito il numero 4 dell’Ecoapuano.

E’ uscito il numero 4 dell’Ecoapuano.

Al suo interno:

- Dopo Walterloo

- E’ la globalizza, compagno! Altro che falce e martello
La scomparsa delle sinistra dal Parlamento

- Un ricorso di avvocati controfensore civico.
Ma non è mica un concorso

- Elettorando. Perchè sì a Pucci e Angeli

- Massa Servizi
Il privato che controlla il pubblico

- Ritornare tra le “Gente”?
Qualunquismo di sinistra

- La morte operaia

- Al lavoro non alla guerra
Parlano i lavoratori stranieri stranieri:
Siamo discriminati, abbiamo salari inferiori
e i posti più sporchi e pericolosi

- Il muro del pianto. Il dopoelezioni

* Un disastro annunciato

* La messa in onda del format leghista

* La vittoria di Berlusconi con e senza forse

* Arcobaleno? Pensa solo a froci e zingari

* Che fare?

* Record italiani

- ANPI

* Festa Nazionale a Gattatico

* La scomparsa di Renato Vatteroni

- Sant’Anna
Tra memoria e futuro

I- nceneritore di Brescia.
Come ti invento il mito del miglior termovalorizzatore del mondo:
“Trasi munnizza esci oro”

lunedì 21 aprile 2008

ARIA NUOVA!

Comincia subito la riforma della sinistra, primo terremoto nel PRC.
Adesso ognuno, dopo aver riflettuto a mente fredda, può prendersi le sue responsabilità e sciegliere cosa fare.
Arrendersi a Silvio e all'odio legista e lasciare il suo destino delle mani della sterile e morbida opposizione del PD.

L'idea di una sinistra non omologata al sistema di cose presenti ha bisogno della partecipazione e del contributo di ognuno come ogni sfruttato ha bisogno di una sinistra forte presente e radicata.

SCEGLI!
MA SAPPI CHE ANCHE LA NON AZIONE E' UNA SCELTA,
UNA SCELTA CHE EQUIVALE A CONSEGNARSI A Silvio e al PD.


Passa il documento Ferrero - Grassi. Ora il Comitato di garanzia fino al Congresso

Il Comitato politico nazionale di Rifondazione comunista ha approvato il documento con il quale si comporrà il comitato di garanzia che guiderà il partito sino al congresso. Ha avuto la meglio, con 98 voti, il documento presentato dal ministro Paolo Ferrero e dal senatore Claudio Grassi che ha battuto quello presentato dalla segreteria fermo a 70 consensi. Il documento presentato dall'aerea dell' 'Ernesto' ha preso invece 16 voti, quello di Bellotti 5, e quello di Franco Russo 1. Faranno parte del comitato di garanzia, in quota proporzionale rispetto ai risultati del comitato politico nazionale, 12 elementi di cui 6 dell'area che ha presentato il documento presentato da Ferrero e Grassi, 5 dell'area dell'ex segretario Giordano e uno dell'area dell'Ernesto. Il Cpn ha anche approvato a larga maggioranza un dispositivo che prevede l'elezione del comitato di garanzia "per dare continuità all'attività ordinaria del partito". Fissati anche i giorni del congresso nazionale dal 17 al 20 luglio: il dispositivo stabilisce infine che per il 3 e 4 maggio venga convocato un altro Comitato politico nazionale "per la definizione della modalità del percorso congressuale".

il documento:
La sconfitta elettorale che abbiamo subito nelle elezioni
del 13 e 14 aprile ha dimensioni storiche. Per la prima
volta nell’Italia repubblicana la sinistra non è
rappresentata in Parlamento. Tutto questo mentre la destra
populista di Berlusconi vince con grande consenso popolare e
al suo interno una forza xenofoba come la Lega raddoppia i
suoi consensi cambiando ulteriormente il panorama politico
del nord Italia.
Le cause della nostra sconfitta vanno indagate a fondo
perché riguardano l’essenziale, cioè il nostro
rapporto con la società, con i mutamenti sociali di fondo.
Non si esce dalla situazione in cui siamo senza un
approfondito lavoro di inchiesta, di lettura partecipata
delle dinamiche sociali. Questo lavoro dovrà
caratterizzare il nostro impegno politico nella prossima
fase. Riteniamo infatti che il punto centrale che ha pesato
sul negativo risultato elettorale è il fatto che nel
concreto contesto politico, istituzionale e sociale, non è
stata riconosciuto l’utilità sociale della sinistra.
E’ quindi sulla nostra utilità sociale, sul ruolo che la
sinistra ha nella società che occorre riflettere e
proporre per rientrare in gioco.


Nell’immediato non si può non vedere come abbia pesato
negativamente la nostra incapacità di utilizzare la
presenza in maggioranza e la partecipazione al governo per
dare una risposta ai principali problemi sociali del paese.
La risicata vittoria del 2006 non chiedeva solo, per avere
un senso, la sconfitta di Berlusconi, ma anche la sconfitta
delle politiche berlusconiane. Il governo e la maggioranza
nel loro operare concreto non hanno risposto a questa
esigenza e si sono al contrario piegati alle esigenze dei
poteri forti su tutte le principali questioni sociali:
redistribuzione del reddito, lotta alla precarietà,
tassazione delle rendite, laicità dello stato per non fare
che alcuni esempi. La nostra azione politica si è mostrata
inefficace e in questo contesto è maturata la non
percezione dell’utilità sociale della sinistra. Si è
così consumata una crisi, la cui profondità non abbiamo
saputo vedere, del nostro rapporto con il paese reale e in
particolare con i movimenti e con le lotte. L’utilità
dell’esperienza di governo come possibilità per
invertire le politiche degli ultimi quindici anni si è
rivelata, alla luce dei fatti, impossibile da realizzare e
la nostra permanenza nel governo si è trasformata in un
problema sia per noi che per i movimenti.
A questo si è sommato il sistema elettorale bipolare e la
campagna mediatica sul voto utile portata avanti non solo
dai PD e PdL ma dal complesso dei mezzi di comunicazione di
massa. Le elezioni sono state cioè un punto di passaggio
per la costruzione di quel bipolarismo tra simili che è
l’obiettivo delle classi dominanti di questo paese da
almeno un quindicennio. Rendere le istituzioni impermeabili
al conflitto sociale e rendere la politica uno strumento
inservibile per l’emancipazione degli strati subalterni
è l’obiettivo di questo bipolarismo che ha agito
pesantemente nella campagna elettorale.
E’ evidente inoltre che il modo in cui ci siamo presentati
alle elezioni non ha funzionato. Di questo mancato
funzionamento si danno letture tra di loro diverse e persino
diametralmente opposte, ma il punto politico fondamentale
è che comunque l’operazione è fallita, e che agli
occhi di tutti è risultata una operazione politicista che
non ha intercettato la crisi sociale.
Il complesso di questi elementi, l’incapacità a
trasmettere l’utilità sociale di una nostra
affermazione, ha fatto si che noi abbiamo perso voti in
tutte le direzioni: verso il non voto da parte di chi pensa
che “siete tutti uguali”.
Verso il PD da parte di chi, pur condividendo i nostri
contenuti, ha ritenuto quello un voto più utile per
battere Berlusconi.
Addirittura verso la Lega da parte di ceti proletari che
sentendosi non difesi dalla sinistra hanno pensato che visto
che non si riescono a cambiare con un’azione generale le
cose più importanti, almeno si migliorano le cose “a
casa propria”.

Ripartire dal sociale
Questa sconfitta storica non è avvenuta in una fase di
stabilizzazione economica e sociale. Noi non siamo dentro un
ciclo di crescita economica che riduce le contraddizioni
sociali. Al contrario siamo in una fase di crisi, con una
insicurezza sociale e personale che sfiora l’angoscia. In
quel sentirsi soli di fronte al pericolo è stato sconfitto
il nostro progetto e la destra ha vinto le elezioni.
Il punto è però che queste contraddizioni nella prossima
fase sono destinate ad aumentare. Problemi di salario,
precarietà, casa, ristrutturazione mercantile del welfare,
aggressione del territorio e sua militarizzazione, sono
destinati ad aumentare. Il nodo è se di fronte a questo
inasprirsi della crisi sociale sarà la destra populista a
farla da padrona con la proposta della guerra tra i poveri e
la costruzione di capri espiatori, oppure se saremo in grado
di ricostruire forme di solidarietà, di conflitto, di
movimento, capaci di ricostruire una identità e una
utilità sociale della sinistra.
A partire da questo punto di fondo occorre definire
attraverso quali strumenti si riorganizza il campo politico
della sinistra. E’ infatti evidente che il rischio che
stiamo correndo è che, dopo la sconfitta nella società,
ci sia la disgregazione del tessuto militante e l’
evaporazione della sinistra politica in una babele di
linguaggi e di proposte.
Il punto non è quindi l’accelerazione non si sa bene
vero che cosa, ma la definizione di percorsi concreti, che
ridiano un senso di appartenenza ad una comunità e che
siano efficaci socialmente.
1 - In primo luogo occorre rilanciare il PRC come corpo
collettivo. Il tema della rifondazione comunista non sta
dietro di noi ma dinnanzi a noi nella sua dimensione di
progetto politico, culturale, sociale e nella sua dimensione
comunitaria. Riattivare il Partito della Rifondazione
Comunista come progetto politico necessario alla sinistra in
Italia per l’oggi e per il domani è un punto decisivo da
cui non si può prescindere, in tutti i suoi aspetti, dal
tesseramento all’iniziativa sociale, politica e culturale.
Riattivare il Partito della Rifondazione Comunista dando
certezze alle donne e agli uomini che hanno scelto di
appartenere a questa comunità e dunque sgombrando il campo
dalle ipotesi di dissolvenza e superamento, che hanno
connotato la fase che abbiamo alle spalle, si sono
esplicitate durante la campagna elettorale, contribuendo al
disorientamento e alla demotivazione.
Riattivare Rifondazione Comunista, riaffermando un’etica
della politica, nella coerenza tra ciò che si enuncia e
ciò che si pratica come nel quotidiano esercizio e
rafforzamento della democrazia interna, rilanciando il
percorso di Carrara. Riattivare il conflitto di genere
dentro il partito, perché diventi realmente un soggetto
sessuato in cui le donne non siano né fiori
all’occhiello, né quote. Un partito che assuma il
femminismo come punto di vista da cui rileggere il mondo e
si faccia attraversare quotidianamente dalla critica delle
donne alla politica. Occorre sapere con precisione che il
PRC è strumento indispensabile ma non sufficiente per la
ricostruzione di una ampia sinistra anticapitalista in
questo paese. Indispensabile e non sufficiente: i due
termini non delineano uno spazio geometrico ma una cultura
politica da cui siano banditi tanto il settarismo quanto il
liquidazionismo.
2 - Contemporaneamente occorre porsi il compito di
riaggregare il campo della sinistra. La domanda di unità
che è emersa nel corso della campagna elettorale e che
emerge oggi va raccolta perché è una grande risorsa per
uscire dalla sconfitta. Il PRC è indispensabile ma non
sufficiente, sia perché la sinistra politica è più
ampia dei soli comunisti, sia perché le forme concrete di
impegno a sinistra vanno ben oltre quelle codificate
dall’appartenenza ad un partito. Movimenti, comitati,
collettivi, associazioni, militanza sindacale, vertenze
territoriali ed ambientali: mille sono i modi in cui si fa
politica oggi a sinistra. Pensiamo solo a cos’è il No
Dal Molin a Vicenza o il No TAV in Val di Susa.
Aggregare quindi il campo della sinistra a partire dalla
valorizzazione di ciò che, a tutti i livelli, esiste e
delle esperienze innovative che in questi anni ci sono
state: basti pensare alla Sinistra Europea che proprio su
questa idea è nata e ha fatto i suoi primi passi in questi
anni.
Ripartire dalla costruzione di spazi comuni della sinistra,
di forme concrete di lavoro di inchiesta, di lavoro politico
sociale e culturale sul territorio per costruire un
percorso, non fagocitato da scadenze elettorali, che punti
alla costruzione. dell’unità possibile di tutte le forze
disponibili sulla base di contenuti, obiettivi, pratiche
realmente condivisi. Un percorso unitario rivolto a tutti
coloro che hanno sostenuto la Sinistra Arcobaleno e non
solo. Un processo di aggregazione unitario che eviti la
spaccatura tra chi propone la costituente della sinistra e
chi propone la costituente comunista. Sono due proposte che
frammenterebbero ulteriormente la sinistra, avrebbero
effetti disgregatori nello stesso corpo di Rifondazione, il
cui progetto politico è per noi prioritario rilanciare,
dividerebbero la nostra gente sulla base di riferimenti
ideologici privi di una consistente base politica. Due
proposte che non affrontano il nodo principale: come
ricostruire l’utilità sociale della sinistra.
Occorre partire subito con un percorso di riaggregazione, le
cui forme e modalità saranno riconsegnate alla libera
discussione di tutte e di tutti nel percorso congressuale,
che non commetta gli errori di politicismo e di verticismo
che abbiamo avuto nella fase precedente. La sinistra può
nascere solo come strumento di partecipazione, solo se le
sue organizzazioni sono guidate dai principi democratici e
dalla trasparenza, senza il predominio degli apparati, con
le loro logiche di cooptazione. Per questo indichiamo la
costruzione di una discussione, sia interna al partito che
coinvolgente tutta l’area della sinistra arcobaleno, come
priorità politica delle prossime settimane. Occorre
riprendere la discussione.
Indichiamo parimenti la partecipazione a tutte le
manifestazioni del 25 aprile e del 1° maggio presenti sul
territorio con u messaggio chiaro:
La destra populista cresce sui bassi salari, sulla
precarietà, sulla mancanza di case e di servizi.
Costruiamo l’opposizione sociale al governo Berlusconi.

Imma Barbarossa, Roberta Fantozzi, Loredana Fraleone, Fabio
Amato, Ugo Boghetta, Bianca Bracci Torsi, Stefania Brai,
Alberto Burgio, Maria Campese, Giovanna Capelli, Guido
Cappelloni, Carlo Cartocci, Bruno Casati, Aurelio Crippa,
Paolo Ferrero, Eleonora Forenza, Claudio Grassi, Ramon
Mantovani, Laura Marchetti, Citto Maselli, Giovanni Russo
Spena, Bruno Steri, Luigi Vinci

martedì 15 aprile 2008

...e il bello deve arrivare!

non commento le elezioni, si commentano da sole, si dovrebbero insultare troppe persone.

Adesso si possono fare solo due cose: o chinare il capo, arrendersi alzare bandiera bianca,
oppure darsi una svegliata, alzare la testa e cominciare a lottare.
Anzitutto ognuno potrà farsi un esame di coscienza e vedere se ha fatto il possibile,
se ha fatto la cosa giusta.
Ognuno, perché le responsabilità qui sono di tutti, in particolare di chi ha dato sempre troppo per scontata la presenza di una opposizione di sinistra all'attuale sistema di cose presenti.
Poi verranno i processi hai Responsabili, nel senso di dirigenti, ma chi ha votato Pd o non ha votato è così a posto?

Lottare!
adesso toca rimboccarsi e Lottare fare agire, ma per cosa?
Per tutto!
Per tutto perché adesso come adesso non abbiamo nulla da perdere e tutto da conquistare.
Adesso è il momento di ripensare la sinistra fare i conti con il passato, ma sopratutto è il momento di scavare le trincee per non lasciare all'odio alla paura all'intolleranza il nostro paese.


Il Pd è l'opposizione necessaria per contrastare lega e pdl, ho qualche dubbio!

continua...

mercoledì 9 aprile 2008

Astensionismo cosciente???




Di seguito una bellissima mail che affronta il tema dell'astensionismo cosciente con una prospettiva di classe.


Caro xxx,

come ti auspicavi, prendo spunto dalla tua lettera dove, qualche giorno fa, spiegavi i motivi per cui avresti annullato la tua scheda elettorale.

La mia non sarà una replica soltanto teorica, ma anche emotiva, visto che hai toccato delle corde che appartengono a tutti coloro che si dicono comunisti.


Non mi dilungherò, perché ritengo che i temi che hai sollevato, a prescindere dalla loro condivisibilità, vadano trattati in momenti e sedi apposite. Se non altro perché non possono essere liquidati da uno scambio di mail e perché è giusto coinvolgere tutti coloro che ne sentono la necessità in una forma più democratica.


Pur accettando il fondamento delle tue critiche, che condivido circa i limiti con cui nasce e si presenta alle elezioni il cartello de la Sinistra l’Arcobaleno, ritengo la tua proposta verso un “astensionismo cosciente” molto sterile.


Non lo dico per offendere il tuo punto di vista, che rispetto, ma per dimostrarti che annullando la scheda o non partecipando alle operazioni di voto non si favorisce tanto il partito di “Veltrusconi”, quanto proprio la “classe nemica” che dici di voler avversare, che sia il P.d., sia il Pd.l. rappresentano.


Quindi, per paradosso, il tuo astensionismo sarebbe una scelta prima di tutto individuale, cioè slegata da un’azione di massa, ed in secondo luogo entrerebbe perfettamente nella logica del “voto utile”, perché favorirebbe, anziché cercare di contrastare, l’ascesa del corporativismo anti-operaio nel Parlamento italiano.

La verità è che questa è una fase di resistenza: a tutti noi piacerebbe avere una forza rivoluzionaria in ascesa ed una passione collettiva verso un ideale. Ma, almeno per il momento, è bene guardare la realtà così com’è: nulla è più come prima.

Le colpe sono molteplici, ma sullo sfondo c’è un capitalismo arrogante, assassino e sempre più sfrontato. Ed è questo il primo nemico da combattere. Non dimentichiamolo!

Non credere che i compagni che militano da anni in Rifondazione comunista siano entusiasti di questa fase o del ritorno di Bertinotti che, per quello che mi riguarda, è l’espressione della mancanza di una coscienza critica di massa a sinistra.

Tuttavia, paragonare questa epoca, che non è solo politica, ma storica, all’esperienza del P.C.I. mi sembra fourviante anche perché il P.C.I. non ha mai detto a nessuno dei propri iscritti o simpatizzanti di “astenersi con coscienza”, bensì ha sempre chiesto sostegno agli sfruttati per essere più forte nella propria lotta contro la borghesia nella stanza dei bottoni.

Anche per questo motivo è cresciuto al punto di divenire una forza organizzata del proletariato con milioni d’iscritti .

Dicevi che è giusto riprendere l’azione di massa e l’opposizione sociale per rispondere alla deriva parlamentarista. Occorre recuperare le forze perdute e tornare nelle contraddizioni prodotte dal capitalismo.

Condivido, ma non crediamo che si un problema risolvibile con formule teoriche o nostalgismi di sorta: l’attuale fase capitalista vede una battuta d’arresto pesante delle forze di sinistra ed una rinnovata arroganza padronale, che cerca di trasformare la concertazione da modello economico (consolidato da anni di pratica coi sindacati) ad assetto politico.

Non sarà semplice mobilitare i lavoratori nei prossimi mesi, anche perché dimentichiamo che il più grande sindacato italiano è legato nei suoi vertici dirigenti al Partito democratico e che la sinistra (genericamente intesa) non ha ancora dato vita ad un progetto forte tra i lavoratori.

Quindi, manca quell'elemento di coscienza di classe a cui pure fai riferimento e che non può nascere in modo spontaneo sulla scorta dei sentimenti di opposizione che nutriamo.

E noi, che siamo consapevoli dell’importanza di far sviluppare la lotta di classe contro il capitale, ci dovremmo tirare indietro proprio quando dobbiamo motivare gli oppressi a combattere?

No, non posso essere d’accordo. Il 13 ed il 14 aprile bisogna andare a votare contro gli “inciuci” della borghesia, contro i padroni e per scuotere la sinistra italiana, intorpidita da anni di sconfitte e di scelte sbagliate; sì, perché solo votando la Sinistra l’arcobaleno si potranno mettere i partiti che vi si riconoscono di fronte alle proprie responsabilità ed imporre un cambio di strategia.

La vera battaglia di opposizione politica e sociale incomincerà il 15 aprile, chiunque vinca. Di questa lotta, che soltanto nel tempo e con un progetto politico serio potrà ottenere dei risultati, tutti dovremo essere protagonisti.

Se vogliamo realmente che le istituzioni borghesi non divengano la tomba della sinistra italiana dobbiamo batterci per far sì che questa sia forte e rilanci il proprio progetto tra gli oppressi. Non ci sono alternative.

Altre strade non esistono oppure sono soluzioni individuali prive della concezione leninista della costruzione dei “rapporti di forze”: di questo passo non passerebbero anni, ma secoli prima d’intraprendere un nuovo “assalto al cielo”.

Se non crediamo in noi stessi, se non ci rimbocchiamo le maniche ed incominciamo a lavorare tra le macerie lasciate cadere dal Muro di Berlino in poi, non solo siamo dei disfattisti, ma non siamo neanche all’altezza della situazione.

Non vedo allora in cosa starebbe il nostro dirci comunisti: in una litania di “com’era bello il P.C.I.” e di come si stava bene quando c’era l’Unione sovietica? Se siamo conseguenti con questa gloriosa storia e non crediamo giusto veder morire il nostro ideale nella socialdemocrazia, riproposta da opportunisti e trombati di turno, dobbiamo batterci.

Incominciando proprio dal voto, che è un diritto politico ed ideologico che si esercita a prescindere dai simboli elettorali. Per questo, credo sia necessario oggi più che mai aggregare le nostre energie e non disperderle in una sterile (quanto ridicola, visti i numeri) distinzione tra comunisti “puri” e comunisti “impuri”!


Con coscienza dobbiamo chiederci: cosa sono morti a fare gli operai, gli studenti, i partigiani ed i rivoluzionari che hanno lottato in nome della giustizia proletaria e dei diritti democratici se siamo noi i primi a sputarci sopra?

Di fronte a questa riflessione la risposta sta alla coscienza di ognuno di noi.

Ma una cosa è certa: il 13 ed il 14 aprile il mio voto lo do contro i padroni! E per una sinistra di classe, che è quella che da anni stiamo cercando di costruire! Di sicuro non mi rassegno!

Il comunismo è un fiore che germoglia nella lotta.

Spero che allo sconforto ed alla rassegnazione, che attanaglia individualmente ognuno di noi, prenda il sopravvento la coscienza politica e tanta fiducia nell’avvenire, che sarà migliore soltanto se saremo capaci di costruirlo!

Con stima ed affetto rivoluzionario.

A pugno chiuso!

Daniele