martedì 30 settembre 2008

L'11 OTTOBRE A ROMA!

Ordine del giorno sull'11 Ottobre, approvato dal Coordinamento nazionale GC

In questi primi mesi di attività il governo Berlusconi ha già eroso alcuni dei pilastri fondamentali della nostra Costituzione democratica. Il decreto sicurezza, che con le schedature e le impronte ai rom, adulti e bambini, e l'introduzione del reato di immigrazione clandestina, ha alimentato in misure intollerabili i fenomeni di razzismo e sessismo (come ci dimostrano gli assalti ai campi rom, la vicenda di Abdul Guibrè, ucciso qualche giorno fa a Milano, le aggressioni ai gay nelle strade di diverse città italiane). La «manovra finanziaria» che, a fronte di una crisi economica mondiale senza precedenti, aggrava le condizioni materiali di vita dei lavoratori, dei pensionati e dei giovani, non intervenendo sul «caro vita» e nello stesso tempo riducendo le risorse per i beni pubblici. Il federalismo stesso, che si prospetta minaccioso poiché contribuisce a tagliare risorse ai Comuni spingendoli a ridurre i servizi sociali, a privatizzare le municipalizzate e ad alienare il patrimonio pubblico. L’attacco concentrico al contratto collettivo nazionale e al ruolo del sindacato, come dimostra la vicenda Alitalia. Il disegno di legge Aprea, che trasforma le scuole in fondazioni, con l’ingresso dei privati nei C.d.A.
Si tratta di un vero e proprio «laboratorio» di politiche di destra, aggressive e populiste, avallato in tutto dalla Confindustria, che trova crescente consenso facendo leva sulle paure e le insicurezze degli strati sofferenti della popolazione.
A questo non si è contrapposta sino ad ora alcuna reale opposizione parlamentare. Non quella del Pd, che ha scelto una linea emendativa, che considera Berlusconi un avversario normale, non comprendendo la eccezionalità e la profondità della modificazione intervenuta nel Paese (un vero e proprio «regime leggero», come lo ha definito Fausto Bertinotti sull’ultimo numero di Alternative), e che spesso gli si è contrapposto scavalcandolo a destra, come sui temi della violenza negli stadi e del rapporto tra Italia e Libia.
Non l’Italia dei Valori, da un lato imbrigliata nel puro giustizialismo e dall’altro lato – sul terreno delle proposte di carattere economico e sociale – ancorata ad una prospettiva classicamente moderata e conservatrice.
Qui si colloca il ruolo di Rifondazione Comunista e del fronte ampio della sinistra alternativa. Nelle settimane scorse è stato promosso un appello – lanciato attraverso la grande assemblea del Brancaccio del 14 settembre – teso ad attivare forze per una mobilitazione di lungo periodo contro il governo Berlusconi e le politiche della Confindustria. Un appello, cui il Prc ha immediatamente aderito, compilato allo scopo di segnare un colpo dopo il disastro di aprile e di ricostruire, nella pratica del conflitto di piazza, un fronte largo di opposizione.
La manifestazione dell'11 ottobre nasce dalla volontà di ricostruire una presenza adeguata della sinistra – e in particolare del Prc – nell’agenda del conflitto politico e sociale, e per questo individua con chiarezza le priorità di lotta: razzismo e pace, lavoro, caro-vita e salari, scuola, autodeterminazione delle donne e lotta alla violenza maschile, lotta contro le leggi ad personam e il rischio di uno snaturamento anticostituzionale della nostra democrazia.
Per dare voce e corpo ai problemi concreti che coinvolgono la vita quotidiana di donne e uomini, comunità e soggetti a cui vogliamo dare rappresentanza politica una manifestazione non è sufficiente. Ma oggi, in questo stato di crisi e regressione democratica, la manifestazione dell’11 ottobre risulta essenziale.
Essenziale per il Paese, per i lavoratori, i giovani precari, i disoccupati, ed essenziale per il nostro Partito, che ha pagato – con la sconfitta traumatica di aprile – tutta la fragilità del progetto dell’Arcobaleno e la sua incapacità di provare una qualche utilità sociale e di suscitare rapporti di «connessione sentimentale» con il nostro elettorato.
A questa manifestazione aderiamo convintamente come Giovani Comuniste/i, lavorando per mobilitare il più ampio numero di compagne e compagni e per costruire in piazza un nostro spezzone (che abbia per tema innanzitutto l’opposizione alla riforma Gelmini, al ddl Aprea e ai tagli di Tremonti) aperto a tutte/i coloro che condividono con noi la volontà di aprire una fase di conflitto sociale e politico, in primo luogo nelle scuole, nelle università, nei luoghi del lavoro precario e in tutti gli spazi della nostra generazione.

Simone Oggionni
Amedeo Babusci
Iacopo Di Gaspero
Daniele Maffione
Alessandro Serra

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