L’autore del libro non era ancora nato quando la sconfitta della vertenza sindacale alla FIAT del 1980, culminata con la marcia dei quarantamila, chiudeva il ciclo di lotte iniziati nel 1968, ma il libro in questione parla soprattutto a loro, i giovani nati sotto le macerie del Muro di Berlino. Una discussione a cuore aperto tra tre generazioni di militanti, sognatori, organizzatori, che tutt’oggi riflettono sulle possibilità del cambiamento.
Apre la discussione Marcello Palagi curatore della presentazione, e protagonista in prima persona del movimento degli anni 70. La sua relazione pone una serie di questioni chiave nell’analisi del Movimento sessantottino: l’incapacità dei protagonisti di comprendere che il movimento stava chiudendo l’epoca dell’entrata del proletariato sulla scena mondiale; lo schematismo e il dogmatismo dei giovani che in maturità diviene riformismo, reazione, oppure delusione, disperazione.
Ne emerge un sessantotto sconfitto che è in grado tuttavia di generare profonde modifiche nei rapporti quotidiani: la fine dell’autoritarismo nella sfera pubblica, la libertà sessuale. Eventi, la cui portata si palesa nell’attacco a cui vengono oggi sottoposti.
Il libro vuole parlare di tutti coloro che ci hanno provato, riportando grandi vittorie, ma che non sono riusciti a realizzare completamente i loro progetti di cambiamento. In particolare Daniele ha deciso di parlare di un periodo storico pesante, il sessantotto, che ha visto condensarsi speranze, grandi avanzamenti di diritti sociali, ma che non ha portato a compimento quell’assalto al cielo che descriveva il rivoluzionario sovietico Lenin. Questa narrazione non ha la pretesa di esaurire l’argomento, al contrario ha come primo obiettivo quello di cominciare una discussione per rispondere alle pressanti domande dei giovani cresciuti nei famigerati anni 80-90: “Come si possono unire bisogni degli strati sociali più deboli e attività politica? Come mai oggi la distanza tra queste istanze è così grande? È proprio finita la storia (come storia di lotta di classe)?”
La sala del ridotto degli animosi è al completo e seguono numerosi, come i convenuti, gli interventi, alcuni richiamando ad “antiche” polemiche tra situazionisti e organizzativisti altri cercando di trovare una lezione dai fatti e di fare tesoro delle esperienze dei “padri”, perché se è vero che la generazione attuale vive un pesante momento di riflusso, è vero anche che dispone di molti più dati empirici per aprire un discorso critico su quelle esperienze.
1 commento:
sventolino emana un fetore nefasto
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