giovedì 29 novembre 2007

2007 : UN ANNO PER LE PARI OPPORTUNITA’ ?


Secondo un rapporto preparato per una sessione delle Nazioni Unite sulla condizione femminile, dall'università di Harvard, la violenza e' la prima causa di morte e di invalidità per le donne tra i 15 ed i 44 anni, ancor più del cancro , della malaria, degli incidenti stradali e persino della guerra. Secondo il Parlamento europeo, in Europa, la violenza e' la prima causa di morte per le donne tra i 16 ed i 55 anni. Emerge cosi una realtà drammatica che non risparmia nessun Paese.

Il più delle volte la violenza si consuma dentro le mura domestiche ad opera, di mariti, fidanzati, padri , fratelli. L'organizzazione mondiale della sanità ha stimato che il 70% delle donne, vittime di omicidio, e' stata uccisa dal partner.

Questa violenza può essere di matrice culturale e religiosa, ma non necessariamente e non nasce solamente da problemi di arretratezza culturale o religiosa ma si tratta di un problema globale, ricorrente in tutti gli stati, dai più arretrati ai giganti dell'economia: negli Usa sono stati nel solo 2001, 700.000 i casi di violenza domestica.

Le pratiche violente si manifestano in diversi modi e ambiti: abusi domestici , violenze nei luoghi di lavoro, tratta delle schiave del sesso e dello sfruttamento della prostituzione.

Ciò dimostra che la violenza sulle donne è intrinsecamente legata alla struttura socio-culturale delle nostre società, e che si estende ad altre sfere: la discriminazione nel mondo del lavoro e l'accesso alle istituzioni. Quindi non solo violenza fisica e sessuale, ma il problema si manifesta in modo più complesso e ha radici giuridiche, politiche, economiche e culturali , cosicchè la donna, ancora oggi, si trova in una condizione di inferiorità nelle relazioni sociali, familiari e lavorative.

La piattaforma di Pechino ribadisce il legame fra la violenza sulle donne ed i diritti umani, affermando che "la violenza contro le donne costituisce una violazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali delle donne e pregiudica o annulla il loro godimento di tali diritti e libertà" ed i diritti umani sono fonte di diritto ed hanno dunque una validità giuridica a livello internazionale.

Nonostante tali proclami la violenza sulle donne non accenna a diminuire, anzi e' in crescita esponenziale anche in Europa come già detto,ed i governi non lo affrontano come un problema politico a tutto tondo, ma solo dal punto di vista repressivo.

E’ invece fondamentale riconoscere gli atti di violenza al di fuori della loro legittimazione culturale, nella loro vera luce discriminatoria e delittuosa, non più violenza di genere nascosta nelle pieghe del delitto d’onore, né legata ai comportamenti delle singole donne, ma frutto di una radice ben più dura da estirpare.

In Europa la questione e' particolarmente inquietante, perchè, pur essendo oggi pervasa da forti contraddizioni di classe, da nuove conflittualità indotte dall'emigrazione, dalla riduzione dello stato sociale, e' stata nel passato il luogo della rivoluzione francese, della rivoluzione d'ottobre, delle lotte del movimento operaio, e soprattutto del femminismo.

La domanda che dobbiamo porci e': perchè questa crescita della violenza sulle donne nel cuore dell'Europa civile e nelle società a capitalismo sviluppato?

Non residuo di persistenti arretratezze, ma fenomeno in crescita, che ha sicuramente relazioni con un certo tipo di sviluppo economico-sociale, pervaso dal liberismo e dall'ideologia del mercato, che ha favorito l’indebolirsi della solidarietà sociale, della capacità dell' accoglienza di culture diverse, che ha dato l’impulso a fenomeni di violento razzismo, e che ha prodotto la precarietà del lavoro e dunque della vita, che rende tutti meno sicuri e più fragili.

Ciò che appare scoraggiante e' che non si vedono i segni di un'inversione di tendenza: il mercato sembra controllare non più solo la produzione, ma ogni aspetto della vita, della cultura, dell'espressione, delle relazioni personali pervase dall'esigenza di consumare tutto e subito, senza capacità di attesa e di costruzione.

Soprattutto i giovani appaiono particolarmente vulnerabili, perchè difficilmente riescono ad incontrare nella loro esperienza di vita, espressioni e soggetti portatori di valori alternativi.

Quale futuro può avere una società che produce insicurezza economica e sociale, perdita di chance, abbassamento della qualità dell'istruzione, ritmi di lavoro elevati, relazioni tra individui conflittuali ed aggressive?

I ripetuti episodi di violenza, abusi e molestie nei confronti di minorenni, spesso praticata in gruppo riprendendo le scene con i cellulari ci ricordano che la violenza si impara e si pratica da giovanissimi. Ciò riflette società imbarbarite, sotterraneamente violente, perdute nei valori, e circondati da adulti che non riescono a farsi carico della loro crescita.

La Commissione europea per le pari opportunità ha designato il 2007 come “Anno europeo delle pari opportunità per tutti” con l’intenzione di aprire campi di confronto sulle discriminazioni.

L’Anno europeo 2007 si concentrerà sulla lotta a tutte le discriminazioni, quelle di genere, di razza, etniche, religiose per incentivare la presa di coscienza da parte dei cittadini europei del proprio diritto a non essere discriminati.

Auspichiamo che tale iniziativa stimoli dibattiti e riflessioni sulla possibilità di incrementare la rappresentatività e la partecipazione delle donne alla vita sociale e politica.

Tanti sono i temi che incidono direttamente sulla vita di molte donne, quali il precariato, la disoccupazione, la doppia presenza e la difficile conciliazione dei tempi, la violenza.

Dentro il peggioramento generalizzato delle condizioni materiali, l’erosione dei diritti fondamentali del lavoro, i tagli allo stato sociale, siamo noi donne quelle che pagano il prezzo più alto, le più povere, le meno garantite.

Vorremmo che si sviluppassero momenti di discussione e aggregazione con il fine di sensibilizzare l’opinione pubblica sul riconoscimento e la valorizzazione della diversità e della parità per la costruzione di una società più solidale.

Ilaria Paladini – Segreteria Provinciale PRC Massa - Carrara


1 commento:

elkappe ha detto...

Brava ila!
adesso dobbiamo trovare le proposte di azione da formulare!